Quattro minuti
12 maggio 2007
Se vi capitasse di andare al cinema in questi giorni, vi consiglio un film che ho visto l'altra sera: "Quattro minuti".
Lo trovo bellissimo, come il suo manifesto d'altronde.
Parada.it
7 maggio 2007
Leggo, leggo, leggo, i vostri commenti, i giornali... e un pochino mi intristisco. Parliamo di cose che vanno al di là di destra e sinistra. Parliamo di vita (e di morte) di comunità, di sicurezza, di integrazione. Oggi su "Repubblica" ho letto una intensa lettera di uno che si dichiara di sinistra ma che vuole si faccia molto di più contro gli stranieri in Italia che rubano, violentano, uccidono.
Mi piacerebbe ogni tanto leggerne qualcuna di un leghista che racconta di aver aiutato uno straniero (onesto, s'intende).
Mi è così venuta in mente la storia di Miloud, che ho avuto la fortuna di conoscere, ve la riporto così come l'ho letta dal sito di Parada (www.parada.it che vi consiglio di andare a visitare).
Miloud lavora da tanti anni con ragazzi di Bucarest (quindi rumeni) che hanno avuto storie di violenza, quindi destinati ad una vita violenta. Lui, clown, organizza spettacoli di clownerie, ha trovato loro un lavoro e li ha così tolti dalla strada.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e di conoscere questi ragazzi.
Di fronte a persone così uno si sente piccolo piccolo...
avrà votato la Royal o Sarkozy? (è francese)
Sinceramente non mi interessa!
Miloud Oukili nasce ad Algeri (Algeria) il 3 gennaio 1972. Ancora piccolissimo si trasferisce con la famiglia in Francia. In Francia frequenta la scuola di circo di Annie Fratellini, ha incontrato i ragazzi di strada in Romania nel 1992 mentre prestava servizio civile.
Miloud è un clown e interviene con tutto l’impeto della sua sensibilità umana e artistica. E’ in grado di cogliere la forza della diversità non come contraddizione ma come ricchezza. Egli ha infatti vissuto e risolto sulla sua pelle lo “scontro culturale” tra una madre francese e un padre algerino.
Coglie il senso vero della Strada, come modalità di vita, forza, positività, libertà.
La sua sensibilità, lo porta a vedere gli aspetti divertenti, sdrammatizzati, semplici.
Il denominatore comune del suo agire è la leggerezza, così come la intende Calvino nelle “lezioni Americane”, un valore dell’occidente da mantenere per il terzo millennio.
Egli gioca con i ragazzini, si divertono insieme, insieme affrontano il mondo attraverso gli spettacoli. Prendono forza, sicurezza di sé, ampliano la loro conoscenza e le loro relazioni, escono dall’isolamento del loro ghetto senza necessariamente entrare in altre dimensioni, forse ancora premature. Vivono una favola energetica che li porta di tournée in tournée, da Sighisoara fino a Piazza S. Marco a Venezia per il carnevale.
E’ a questo punto che occorre “dare radici alle ali” e immaginare percorsi e proposte realistiche e credibili per la vita di questi giovani che prosegue e non può rimanere in sospensione nella favola, nell’attimo della scena, del teatro, della tournée.
...e buon Primo maggio!
2 maggio 2007
Sono stato via alcuni giorni (senza internet) e solo ora leggo i commenti al precedente post.
Devo dire tutti interessanti e, mi sembra, sinceri.
Mi permetto solo di ricordare a Rachele e Susanna (che tra l'altro saluto) che anche per la tragedia di Novi ligure, alcuni anni fa, si parlò in un primo momento di rom e ci fu una caccia all'extracomunitario per alcuni giorni, per poi scoprire che gli assassini erano gli italianissimi Erika e Omar e allora il dibattito semplicemente si spostò. E da Vespa smisero di invitare Borghezio e Calderoli in favore di Crepet...
Tuttavia penso anch'io che accanto allo slogan "Nessuno tocchi Caino"se pur suggestivo e politically correct, andrebbe anche ricordato che: "Ancor meno tocchino Abele".