E' morto Angese
13 febbraio 2008
E' morto Angese, stroncato da una lunga e inesorabile malattia.
Io lo ricordo tanti anni fa ad un premio per la satira politica di Forte dei marmi. Di tutti i commenti che ho letto in queste ore quello che mi sembra più appropriato e sentito è di Jacopo Fo, che gli è stato accanto negli ultimi mesi (e non solo).
Lo riporto integralmente.
"E' morto Angese, Sergio Angeletti per l'anagrafe. Un grande amico. Un grande artista.
Sergio e’ morto. Stroncato da una malattia che non aveva lasciato speranze.
Ma potremmo dire che e’ stato abbattuto mentre caricava a cavallo le trincee fortificate dei demoni. Sergio e’ stato un grande combattente per la liberta’.
Uno che ha sempre messo la sua dignita’ di fronte alle convenienze.
Uno dei piu’ grandi disegnatori italiani, giornalista e vignettista acuto, originale e geniale, al quale questo sistema di merda ha negato la possibilita’ di lavorare.
Le grandi testate per le quali disegnava lo hanno via via cacciato perche’ non riusciva proprio ad arruolarsi nel manierismo leccaculo dominante.
Dentro di me io piango il fratello che mi ha lasciato, ma sento che sia giusto innanzi tutto ricordare che era un combattente della liberta’ di pensiero, armato di un pennello sublime. E credo sia giusto dire che molto nella sua malattia ha pesato l'essere cacciato, esiliato, lasciato per anni senza lavoro.
Lui non ha mollato, ha continuato giorno dopo giorno a pubblicare le sue straordinarie storie su www.angese.it.
Giorno dopo giorno, nonostante nessuno lo pagasse per farlo. Incredibile costanza.
E' andato cosi’ avanti per anni. Tentando continuamente nuove strade, resistendo nel dialogo con un pubblico di amanti della satira che lo avevano scovato nella rete.
Sergio ha collezionato una quantita’ incredibile di porte sbattute in faccia. L'unico lavoro che gli era restato era uno spazio quotidiano sulla Nazione-Resto del Carlino, pagato una cifra vergognosamente bassa.
Uno spazio concesso quasi con fastidio, in una situazione nella quale qualunque sua proposta veniva bruciata sul nascere.
Sopravviveva in quello spazio perche’ non aveva altro e non voleva smettere di raccontare, comunque, a un grande pubblico.
Un genio al quale e’ stato impedito di lavorare, di produrre le sue infinite idee.
Lascia una casa che ha costruita pezzo per pezzo e che e’ un capolavoro di eleganza e fantasia.
Lascia una quantita’ enorme di disegni e storie. E molti amici.
Per ultimo ci ha regalato anche l'esperienza di vedere un uomo che affronta la morte con chiara coscienza della sua imminenza, continuando a vivere e amare la vita.
Sicuramente vivro’ il tempo che avro’ a disposizione con una determinazione piu’ forte, in futuro.
La vita e’ veramente preziosa e bellissima e anche nei frangenti piu’ tragici mantiene una sua poesia e eleganza.
Sergio se ne e’ andato con grande eleganza, magro da far paura, con in testa il basco con la stella rossa, la barba quasi bianca, estremamente bello anche se scheletrico.
Elegante come quando cavalcava lo stallone bastardo che aveva comprato a prezzo di carne da macello e trasformato in un magnifico alleato.
Bastava un piccolo segnale delle redini e lo spostamento indietro del corpo e il cavallo iniziava a camminare a marcia indietro e sembrava danzasse.
Se penso a Sergio lo vedo cosi’ anche se abbiamo passato molte piu’ ore a disegnare e discutere insieme piuttosto che a cavallo.
Mi fermo qua.
Vorrei aggiungere invece una nota.
In quest'Italia di merda ci sono cose che funzionano in modo straordinario.
In questi 2 mesi e mezzo di agonia abbiamo avuto contatti con diversi ospedali e cliniche, pubbliche e private. E abbiamo trovato isole di efficienza e di malsanita’ a volte divise solo da una porta. Nell'ultimo mese siamo finalmente approdati a una struttura pubblica assolutamente incredibile in Italia. Si tratta dell'Hospice di Perugia, clinica per le cure palliative, diretta dal professor Manlio Lucentini, con il quale collabora come psicologo il dottor Paolo Pannacci.
Si tratta di un luogo confortevole, colorato, con camere grandi per ogni singolo malato con un letto a disposizione di un parente. Sala da pranzo comune con libreria, divani, cucine a disposizione. Infermiere e dottori sono gentilissimi e presenti in modo premuroso e amorevole. E soprattutto queste persone riescono a compiere il miracolo di farti arrivare alla morte senza dolore aiutandoti anche psicologicamente. Il che in Italia e’ moltissimo, visto che siamo agli ultimi posti nella graduatoria mondiale dl consumo degli antidolorifici per i malati terminali. Queste persone hanno accompagnato Sergio, giorno per giorno sostenendolo in ogni modo. E in questo nella disgrazia e’ stato fortunato. Sergio ha avuto una morte dura, con una lunga estenuante agonia. Ma certamente ha avuto sopra tutto il grande dono della presenza di Ceres, la sua amatissima moglie che si e’ prodigata al di la’ del possibile, standogli vicino giorno e notte in un modo che poche persone riescono a fare. E credo che questo, insieme all'affetto degli amici che sono venuti a trovarlo da tutta Italia, sia stato per Sergio una giusta consolazione, un riconoscimento di quanto il suo amore, la sua amicizia e il suo lavoro siano stati per noi un regalo importante.
Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'esistenza dl'Hospice, di uno spazio umano dove Sergio ha potuto concludere con dignita’ la propria vita.
PS
Il corpo del grande Sergio Angese, verra’ bruciato. Le ceneri saranno sepolte nel territorio libero dell'Universita’ di Alcatraz secondo le sue ultime volonta’.
Sulla strada che va alla torre, la’ dove sono le pietre dipinte, seppelliremo l'urna con le sue ceneri sotto una grande pietra sulla quale sara’ dipinto Astarte, il suo cavallo.
Chi passera’ da quelle parti potra’ parlare ad Angese.
Lui ha promesso che ascoltera’.
Che tu possa cavalcare in eterno nelle praterie del cielo.
Jacopo Fo"
“L’Arbre De L’Inquiétude”
11 febbraio 2008
Ricevo spesso lettere dall'amico Joshua che leggo regolarmente... e così trascorrono le giornate (ed è subito sera, direbbe un poeta)
Un po' per vendetta, un po' per sadismo , ma anche per masochismo ho deciso questa volta di pubblicare la parte dedicata ad un "noto" scrittore crepuscolare francese, tal Guy Lafent. Ecco il testo:
“L’Arbre De L’Inquiétude”(Guy Lafent)
..Dissimulavo da anni,sotto una glaciale calma,l’ardente fuoco del mio tormento;ma oramai,quella sorta di gelida corazza,intaccata sempre più da l’infernale patimento interiore,si era pressoché assottigliata tal da far fuoriuscire la mia vera umbratile natura..Per troppo tempo,avevo rasserenato gli amici con ilari aneddoti o li avevo cullati declamando eteree poesie,quasi a schermarli dai deludenti e gretti orizzonti del vivere..Mai nessuno,però a chiedersi o chiedermi come stessi io od a preoccuparsi,visti come ultimamente i miei lineamenti parevano contrirsi sempre più,per me..E cosi’,caracollavo gravato da qta opprimente inquietudine per le strette ed inospitali vie del quartiere di St.Francois..Donne a mercificare la propria intimità,rozzi uomini vigliaccamente ad elidere se stessi abbarbicati ad una bottiglia ed io,avvolto in un elegante pastrano,ramingo fra quelle dimenticate anime..In realtà,mi aggradava disperdermi fra quelle vie;era come rendermi impalpabile ad una quotidianità di vacui salotti buoni,di stucchevoli convenevoli,di millantati successi,di ostentate certezze..Forse,era proprio li’,in quel volgo di reietti dalla speranza che stavo dannatamente riappropriandomi di me;iniziavo a svestirmi dalle inquietudini,a smarcarmi dal dolore,a non vergognarmi più di cercare risposte in un Dio giacché probabilmente iniziavo ad apprender finalmente coscienza di me stesso..Specchiandomi,di sfuggita,nelle vetrine di un bistrot,notai che pure quel mio incerto quanto barcollante incedere era svanito e,da contrappasso,una sicura quasi marziale cadenza permeava i miei passi..Come sospinto da una ritrovata vitalità,mi ritrovai a ripercorrere la via per casa..Iniziai a presagire che fosse proprio quella mansarda di rue St.Lacroix,dove ero nato e vivevo,una sorta di scrigno che custodisse una verità da cui ripartire e da cui riprendere a meravigliarsi..Frugando,oramai sul portone,in tasca per afferrare le chiavi di casa,ritrovai la lettera di Claude,unico e fedele amico..Sorrisi nel leggere come lui,da uomo di campagna,mi suggerisse per alleggerire la mente dal gravoso fardello dei miei pensieri la fatica del lavoro contadino..Effettivamente,pur non notificandoglielo,per un periodo decisi di seguire pedissequamente il suo consiglio ed iniziai a zappare,pur non possedendo nemmeno un fazzoletto di giardino(..Maestro,si sta insospettendo?)..Ma fu uno sforzo vano,spesi si’ sudore e fatica a sollevare zolle di parquet dal salotto ma null’altro;e subitanei riaffioravano insostenibili i pensieri..Salii di corsa le scale,quasi paventando di esser in ritardo col mio destino e,una volta solcato l’ingresso,fui misteriosamente rapito dalla finestra prospiciente la piazza del quartiere..Seppur con immane sforzo e dolore,gettai un occhio da quei vetri(..Maestro,Le sta montando una sorta di disagio?)..Fissai l’attenzione su di quell’unico albero del piazzale e sobbalzai madido per le copiose lacrime a rigarmi,in caldi rivoli,le gote..ECCO LA RISPOSTA A TUTTO!..Mi convinsi che,probabilmente,era la ciclicità a regolamentare l’esistenza,nondimanco a dipanarne il vero significato fra il ginepraio di quesiti esistenziali..Quell’albero aveva rappresentato per me ed i fanciulli del quartiere un riferimento attorno a cui nacquero e si librarono nello sconfinato etere della fantasia le prime nostre speranze,poi purtroppo prematuramente svanite..Commosso,le rimembro ancor!..Ah,il desiderio di tirare giu’ l’arcobaleno con una fune o di copulare con Edith Piaff!!..E poi,i sogni di gloria prendendo a pedate un pallone..La scelta di una squadra cui dare la nostra smodata passione..Fui l’unico a preferire al Paris St German l’Inter(..Ma va?..Chioserà un Lei sempre più sospettoso!)..La voglia di abbandonare Parigi per aprire delle pizzerie al taglio nelle isole Fijii..E poi,sempre intorno a quell’albero,la droga..La certezza di essere caduti in quel baratro,la paura di ripiombarci pur consapevoli di non averlo mai risalito..Quell’albero ha rappresentato l’inizio di tutto e potrebbe esserne l’agognata fine,bofonchiai..Quei flessuosi rami sotto cui amavo ripararmi dal sole e dal vento,ora sono possenti a tal punto da poter sostenere il peso dei miei insuccessi e dei miei fallimenti..Forse la risposta a tutto è quell’albero,forse esso è l’unica via d’uscita da un’asettica realtà dalla quale mi sottrarrò senza commiato alcuno..Basterebbe uscire e con una corda lasciarsi penzolare..Ma fuori c’è freddo e poi mi scappa da cagare..(GUY LAFENT)..Noooo,Maestro!!..Chiedo venia,lungi da me farLa singhiozzare e commuovere!!..E vabbè,considerata l’incommensurabile stima che nutro da anni nei Suoi confronti,onde evitarLe,come successo ieri ad un paio di mie amiche,di andare alla FELTRINELLI per cercare opere di GUY LAFENT esponendosi a inconsapevoli gaffes,sappia che in realtà GUY LAFENT non risulta esser mai esistito!(..Ma daiii!!..Un piccato e non sorpreso Lei!)
Passi di danza
10 febbraio 2008
A proposito di vignette, mi hanno inviato questa dal Vignettificio che trovo me no diretta di altre ma molto significativa visti i tempi che, ahimè anzi ahinoi, corrono.