Il Cibrèo
3 febbraio 2009
Ho deciso di pubblicare questa lettera di Fabio Picchi, che conosco personalmente. Conosco lui, la sua cucina, il suo Teatro del Sale di Firenze, suo e dell'amica e collega Maria Cassi.
Ritengo che la sua cucina sia poesia, e questo scritto lo conferma.
Se vi capita di passare da Firenze, andate a mangiare da lui, ad ascoltarlo, magari al teatro del sale, così godrete anche di un ottimo spettacolo.
"Trent'anni fa fra la pappa al pomodoro del “Coco Lezzone”, lo stracotto delle “Mossacce”in memoria delle delizie di “Mamma Gina” e del “Chicco” di quel comunista di “Bruno detto il fascista” pensai e decisi che avrei fatto il ristoratore, pensai e decisi che dentro il mio ristorante avrei fatto il cuoco, pensai e decisi quel che si può pensare e decidere a quell'età:”che lo avrei fatto per pochi anni e che poi......”
Era il primo febbraio del 1979, in una “età” in cui non ti ricordi se hai 22 o 24 anni , in una età in cui gli amici ti ascoltano pur non prendendoti sul serio e i padri non ti ascoltano pur prendendoti “molto sul serio” , specialmente quando gli chiedi in prestito 5milioni di vecchie lire per aprire un ristorante....Tutto fu pensato e deciso in pochi giorni e in poche notti e fu di notte, in una 'Due Cavalli' traballante che il nome 'Cibrèo' emerse, attraversando i luoghi collodiani della piana di Sesto Fiorentino.
E fu di mattina che mio padre mi affidò quei suoi soldi, chiarendomi che da lì a pochi mesi avrei dovuto certamente restituirglieli...D'un tratto finì la vita che conoscevo bene, l'abbondante tempo passato nelle sale cinematografiche, l'abbondante tempo passato in una famiglia innamorata della vita scomparve e venne ridotto drasticamente come il tempo “spassato” con spassosi amici.
'Treant'anni' “trent'anni fa” erano inimmaginabili, ma questo è il tempo che è trascorso ..
Trascorso in intimità familiari contrapposte al quotidiano stare in mezzo alla gente.
Gente da servire, gente a cui fare da mangiare, gente a cui ho fatto sopportare stati ansiosi della mia voglia di far bene. Quanti “clienti”, quanti collaboratori, quanti fornitori e tutti, veramente tutti mi hanno spinto e tenuto per mano in questi trent'anni.
Figli che vivaddio scelgono la loro strada e figli che vivaddio entrano nella tua e ti spostano.
Clienti nuovi e clienti che riappaiono, magari dopo vent'anni. Clienti di tutte le settimane, clienti di una volta al mese, di una volta all' anno, clienti che ogni tre , quattro , cinque anni ritornano, clienti da tutto tutto il mondo, clienti di Prato......Clienti di Firenze. Già, Firenze.
Alleata portentosa. La Firenze del tuo quartiere, col suo falegname , il suo fabbro, il suo pizzicagnolo, il suo pescivendolo, il suo macellaio, il suo trippaio.
La Firenze di via Tornabuoni, di via Gioberti, la Firenze delle Accademie, dei Musei, la Firenze dei tramonti da cartolina, la Firenze già operosa alle 5 di mattina nei suoi Mercati rionali e generali.
Una Firenze da amare e, insisto, da ringraziare. Una Firenze formativa per i suoi colori, per i suoi odori primaverili, per la sua proverbiale “capacità di critica”, la Firenze chiusa che stenta ad accoglierti, che stenta ad amarti ma che ad un certo punto decide e decide per te. Ti accoglie nella sua storia regalandoti questo patrimonio indelebile. Una Firenze che ti riconosce e ti difende. Una Firenze che ti amerà per sempre e che amerai per sempre. Una Firenze che ti porti nel viaggio della tua vita, una Firenze che ti da un passaporto potentissimo per tutti i viaggi che farai nella tua vita. Una Firenze che non permette a nessuno di esservi straniero ma chiede a tutti di diventarne cittadini e al tempo stesso Ambasciatori.
Un grazie grande e lungo altri trent’ anni non solo è d'obbligo ma assolutamente veritiero."
Fabio Picchi
Ritengo che la sua cucina sia poesia, e questo scritto lo conferma.
Se vi capita di passare da Firenze, andate a mangiare da lui, ad ascoltarlo, magari al teatro del sale, così godrete anche di un ottimo spettacolo.
"Trent'anni fa fra la pappa al pomodoro del “Coco Lezzone”, lo stracotto delle “Mossacce”in memoria delle delizie di “Mamma Gina” e del “Chicco” di quel comunista di “Bruno detto il fascista” pensai e decisi che avrei fatto il ristoratore, pensai e decisi che dentro il mio ristorante avrei fatto il cuoco, pensai e decisi quel che si può pensare e decidere a quell'età:”che lo avrei fatto per pochi anni e che poi......”
Era il primo febbraio del 1979, in una “età” in cui non ti ricordi se hai 22 o 24 anni , in una età in cui gli amici ti ascoltano pur non prendendoti sul serio e i padri non ti ascoltano pur prendendoti “molto sul serio” , specialmente quando gli chiedi in prestito 5milioni di vecchie lire per aprire un ristorante....Tutto fu pensato e deciso in pochi giorni e in poche notti e fu di notte, in una 'Due Cavalli' traballante che il nome 'Cibrèo' emerse, attraversando i luoghi collodiani della piana di Sesto Fiorentino.
E fu di mattina che mio padre mi affidò quei suoi soldi, chiarendomi che da lì a pochi mesi avrei dovuto certamente restituirglieli...D'un tratto finì la vita che conoscevo bene, l'abbondante tempo passato nelle sale cinematografiche, l'abbondante tempo passato in una famiglia innamorata della vita scomparve e venne ridotto drasticamente come il tempo “spassato” con spassosi amici.
'Treant'anni' “trent'anni fa” erano inimmaginabili, ma questo è il tempo che è trascorso ..
Trascorso in intimità familiari contrapposte al quotidiano stare in mezzo alla gente.
Gente da servire, gente a cui fare da mangiare, gente a cui ho fatto sopportare stati ansiosi della mia voglia di far bene. Quanti “clienti”, quanti collaboratori, quanti fornitori e tutti, veramente tutti mi hanno spinto e tenuto per mano in questi trent'anni.
Figli che vivaddio scelgono la loro strada e figli che vivaddio entrano nella tua e ti spostano.
Clienti nuovi e clienti che riappaiono, magari dopo vent'anni. Clienti di tutte le settimane, clienti di una volta al mese, di una volta all' anno, clienti che ogni tre , quattro , cinque anni ritornano, clienti da tutto tutto il mondo, clienti di Prato......Clienti di Firenze. Già, Firenze.
Alleata portentosa. La Firenze del tuo quartiere, col suo falegname , il suo fabbro, il suo pizzicagnolo, il suo pescivendolo, il suo macellaio, il suo trippaio.
La Firenze di via Tornabuoni, di via Gioberti, la Firenze delle Accademie, dei Musei, la Firenze dei tramonti da cartolina, la Firenze già operosa alle 5 di mattina nei suoi Mercati rionali e generali.
Una Firenze da amare e, insisto, da ringraziare. Una Firenze formativa per i suoi colori, per i suoi odori primaverili, per la sua proverbiale “capacità di critica”, la Firenze chiusa che stenta ad accoglierti, che stenta ad amarti ma che ad un certo punto decide e decide per te. Ti accoglie nella sua storia regalandoti questo patrimonio indelebile. Una Firenze che ti riconosce e ti difende. Una Firenze che ti amerà per sempre e che amerai per sempre. Una Firenze che ti porti nel viaggio della tua vita, una Firenze che ti da un passaporto potentissimo per tutti i viaggi che farai nella tua vita. Una Firenze che non permette a nessuno di esservi straniero ma chiede a tutti di diventarne cittadini e al tempo stesso Ambasciatori.
Un grazie grande e lungo altri trent’ anni non solo è d'obbligo ma assolutamente veritiero."
Fabio Picchi