Ieri sono stato invitato dagli studenti del Liceo Classico
Parini di Milano a partecipare alla giornata conclusiva della settimana di occupazione/autogestione contro la riforma
Gelmini.
Il tema dell'incontro era la satira politica e con me c'era
Michele Mozzati, autore di libri di satira insieme a Gino Vignali, nonché autore di
Zelig, direttore di
Smemoranda e tanto altro...
In realtà si è parlato anche di altro. È stato sicuramente un incontro stimolante per me (e mi auguro anche per loro).
Avevo già avuto un'esperienza simile un paio di settimane fa a
Genova, in un Liceo Scientifico e quindi ero pronto a trovare persone motivate, preparate, curiose e (perché no) incacchiate.
Mi ha colpito particolarmente vedere alla fine dell'incontro i ragazzi prendere scope e scopettoni e pulire l'aula magna per lasciarla in ordine come avevano promesso.
I ricordi di atti vandalici e goliardici come lasciare i rubinetti dei bagni aperti per allagare tutto sono davvero lontani.
L'intervento di un professore di filosofia che ha invitato a non seguire mode, flussi, filoni, neppure quando sono maggioritari, ha infine dato un senso in più a quell'incontro e forse anche a tutte le agitazioni studentesche di questo periodo.
Io voglio ancora ringraziare gli studenti, tutti.
E come ulteriore contributo al dibattito, vorrei farvi leggere un recente scritto di
Michele Serra che condivido al cento per cento:
Gli studenti
tornano per le strade, salgono sui tetti, occupano, sfilano, gridano. Per
quelli della mia età alle ovvie preoccupazioni di genitore si somma il peso di
una memoria suggestiva ma ingombrante, quella dei nostri
vent’anni. L’entusiasmo ebbe un prezzo. Lo sfregio del fanatismo imbrattò
molte pagine di quel libro di vita. La politica ci crebbe, ci insegnò molto, ci
accese di passione ma ci esentò dalla fatica del dubbio (per quello c’era
tempo). Ma nell’istante stesso in cui formulo questi pensieri, che danno
corpo all’istinto di protezione, che danno voce all’esperienza dell’adulto,
subito mi taccio. La scena è loro, la vita anche, di raccomandazioni giudiziose
non sanno che farsene. Tra languire nel cinismo e cedere a una passione, a
vent’anni non avrei avuto dubbi.
Passano per strada, li guardo dal marciapiede, incredibile in quanti pochi anni le parti si
siano rovesciate. Potessi farlo, pregherei per la loro incolumità, quella
fisica e quella intellettuale – che non gli si corrompano mai i pensieri. Se
almeno si mettessero qualcosa di un po’ più pesante, quando salgono sui tetti o
stanno tutto il giorno in giro. Con quei dannati giubbini, e i jeans a fior di
culo, prendono un sacco di freddo.