Il blog

Saluti da Castellabate

Saluti da Castellabate
Leggo tutti i vostri commenti (anche quelli che mi inviate in privato) e vi ringrazio per gli ottimi giudizi che state dando al film.

Della differenza tra Salerno e Napoli e anche tra Cilento e Salerno  sono abbastanza conscio. E anche del fatto che la lingua e gli accenti sono ben diversi.

Pensate che alcuni amici milanesi mi hanno addirittura criticato per la pronuncia non propriamente meneghina...

La perfezione non è umana e la filologia non è stata la nostra principale preoccupazione nella fase di realizzazione del film.

Alcune esemplificazioni sono state fatte pensando appunto a tutta l'Italia. Se avessimo messo al bambino la maglietta granata della Salernitana al posto di quella azzurra del Napoli, avremmo fatto sicuramente contenti alcuni spettatori salentini (ma non tutti, statene certi) ma a Bolzano o a Bologna o a Genova non avrebbero colto subito. A Torino gli juventini avrebbero pensato ad un omaggio al Toro...

Posso sbagliarmi, ovviamente, ma la penso così.

Sergio Staino su Benvenuti al Sud

Sergio Staino su Benvenuti al Sud
Intanto ringrazio tutti voi per i messaggi lasciati nel post precedente (che ho letto, tutti).

Ne ho ricevuto tanti altri privati, anche (e soprattutto) da amici che ringrazio pubblicamente.

Ne pubblico solo uno, dell'amico Sergio Staino, che mi è sembrato particolarmente partecipato e sufficientemente ironico come solo lui e pochi altri sanno essere:

"E' il più grande film politico dopo la corazzata Potemkin. Bravi."

Benvenuti al sud

Benvenuti al sud
Esce oggi il film girato un anno fa nel Cilento.

Nella foto ci sono, oltre a me, Valentina Lodovini e Alessandro Siani alla Terrazza Martini di Milano peer la presentazione del film.

In questi giorni sarò a "Parla con me" , "Striscia la notizia", Domenica in" "Niente di personale" e in parecchie radio...

Se vedrete il film ditemi spassionatamente cosa ne pensate.

Bar sport diventa un film

Bar sport diventa un film
Al bar Sport non si mangia quasi mai. C’è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una. Entrando dicono: “La meringa è un po’ sciupata, oggi. Sarà il caldo”. Oppure: “È ora di dar la polvere al krapfen”. Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacrario. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: “Hanno mangiato la Luisona!”.
La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo. La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena un’ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era vendicata.