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Vanessa, a presto!

Vanessa, a presto!

Forse avrete letto sui giornali di qualche giorno fa la notizia, che ha lasciato tutti un po' basiti, che Vanessa Incontrada non farà più Zelig.
Di seguito pubblico la dichiarazione che al volo ho rilasciato da Livorno (dal set di “Maschi contro femmine” di Fausto Brizzi):

Vanessa è una carissima amica, donna vera, fresca, intelligente, bella e ironica. È una grande attrice in grado di passare dal cinema alla televisione con leggerezza, semplicità e professionalità. Con lei ho condiviso sei anni indimenticabili su un palcoscenico importante e non facile come quello di Zelig. Di questo la ringrazio e conto che i nostri progetti comuni riescano a prendere corpo molto presto

Per ora non ho da aggiungere troppo. Conosco Vanessa, abbiamo parlato tante volte dei nostri progetti e ambizioni sia di lavoro che di vita.
L'ho detto tante volte e lo confermo, mi manca tanto un film insieme a Vanessa. Voglio ricordare che la prima volta che la vidi fu in un film di Pupi Avati accanto a Neri Marcorè dove lei era bravissima (oltre che bellissima).
Chissà mai che prima o poi questo mio sogno non si possa realizzare.
Per ora dico solo: Ciao, a presto.

Se vedete la foto sopra capite che non sarà facile sostituirla.
Difatti probabilmente non si tratta di sostituirla, ma di percorrere altre strade…

Cremona con Sandrone

Cremona con Sandrone
Sabato scorso sono stato a Cremona. Non ci tornavo da quando ho girato "La cura del gorilla", film tratto appunto dall'omonimo noir di Sandrone Dazieri. Ho trovato la città (il centro almeno) ancora più bella di come la ricordavo incorniciata nella rassegna "Le corde dell'anima" sul rapporto tra musica e letteratura.

E il nostro intervento è stato incentrato proprio su questo: la musica nella letteratura gialla e noir.

A fare da moderatore si è palesato un ottimo Matteo Bordone (con me e Sandrone nella foto) che ha stimolato e mai censurato le "profonde stupidate" che Sandrone ed io siamo riusciti a propinare in un più di un'ora in una piazza del duomo attenta e incredula di tante lepidezze concentrate (Matteo ci ha messo del suo).
Nella foto siamo tutti e tre intenti ad ascoltare le note del maestro Alberto Tafuri che ha infrannezzato la serata con sue libere elaborazioni da film "di paura" quali "Profondo rosso", "Lo squalo", "La donna che visse due volte"...

Buone da Cannes

Buone da Cannes
Oltre a salutare il giustissimo trionfo di Elio Germano al festival di Cannes (ho appena visto il film, è davvero una bomba e Germano è bravissimo) mi sono arrivate buone, anzi ottime notizie per quanto riguarda il film "Benvenuti al Sud" che ho appena girato e che uscirà in Italia dopo l'Estate.

Nel mercato di Cannes è stato venduto in Francia, Germania e in tanti altri paesi del mondo.

Nella foto vedete il produttore Marco Chimenz di Cattleya a fianco al manifesto del film in uno stand di Cannes.

Ciao Edoardo

Ciao Edoardo
Ho avuto la fortuna di conoscerlo, di sentirlo parlare.
Anni fa misi anche in scena una sua versione del Faust.
Era una persona ricchissima, stargli accanto anche per poche ore ti faceva sentire migliore.

Basta manfrine perché lui mi pare non le amasse. Aveva anche (o soprattutto) un gran senso dell'umorismo, e questo suo scritto del 1986 da lui letto solo poche settimane fa in una libreria di Savona, lo conferma:

“Ci sono io, per intanto. Sto dentro la mia grande bara. Sono al buio, chiuso. Le voci che si sentono di fuori, che arrivano qui, che parlano di me, a me, sono le voci dei visitatori. Con la faccia girata tutta da una parte, con tanta fatica, ne vedo qualcuno, lì dei visitatori, da una fessura del legno, tra un’asse e l’altra della parete, che mi passa davanti, che si ferma. Poi qualcuno mette anche l’occhio, lì nella fessura, e si vede che non ci vede niente. Ci sono i personaggi, tutti, qui nella bara. Sono fatti di legno, un po’ come nei tiri al bersaglio. Ci sono dei personaggi che ci sono soltanto con la testa, che è appesa lì, al soffitto, che pende. Ma ci sono dei personaggi che ci sono per intiero, grandi come sono davvero, nudi. Sono come ombre un po’ spesse, di cm 5 circa. Sono messi in fila, con la spina dorsale attaccata alla parete, con il corpo mobile, tutto di profilo. Se allungo le dita, me li sfoglio come si sfogliano le pagine di un libro, i più vicini. Li riconosco così, toccandoli. Tocco quella ragazza rosa, per esempio, che è subito lì. Me la volto dalla mia parte. E’ li con la bambina ballerina, che se la tiene per mano. Poi dice alla bambina di andarsene un po’ a spasso, via, a giocare, lì nel corridoio, fuori…”
 
Edoardo Sanguineti  - “Smorfie”, 1986