borgnine , atto secondo
2 luglio 2005
Ernst Borgnine aveva già lavorato in Italia (con Vittorio De Sica, tanto per dirne uno), ma è la prima volta che recitava in italiano e la cosa lo ha particolarmente eccitato anche perché ha origini più che italiane: il papà era di Ottilio, paesino in provincia di Alessandria, mentre la mamma era di Carpi, vicino a Modena. In effetti il suo cognome originariamente sarebbe Borgnino (Burgnèin, se volete pronunciarlo alla piemontese).
Mentre si girava è accaduto anche un episodio quasi da Carramba che sorpresa. Una persona che conosco e che lavora con me agli spot di Pagine Gialle (anzi, io lavoro con lui, potrei dire per lui) insomma Roberto, che per motivi di privacy chiameremo Roberto, mi ha chiamato dicendomi di avere scoperto che suo nonno (che appunto faceva Borgnino di cognome) era probabilmente fratello di un certo Eustachio Borgnino, nonno di Ernest. L’ho fatto quindi venire sul set con tanto di album di famiglia (classiche foto ingiallite dal bordino zigrinato), documenti autografi attestanti affitti di terreni e quant’altro… mi sono sentito molto Raffaella Carrà (o Maria De Filippi se preferite) a vedere quest’uomo che ha fatto la storia del cinema, commuoversi.
E dire che nel nostro film (La cura del Gorilla) io l’ho dovuto trattare male quasi sempre. E’ stata davvero dura e confesso che ogni tanto il regista doveva ricordarmi di non guardarlo con occhi dolci e ammirati, ma seccato e stufo della presenza di quell’attore americano vecchio, impiccione e pasticcione (questo era il suo personaggio)… vi garantisco, non è stato facile.
Mentre si girava è accaduto anche un episodio quasi da Carramba che sorpresa. Una persona che conosco e che lavora con me agli spot di Pagine Gialle (anzi, io lavoro con lui, potrei dire per lui) insomma Roberto, che per motivi di privacy chiameremo Roberto, mi ha chiamato dicendomi di avere scoperto che suo nonno (che appunto faceva Borgnino di cognome) era probabilmente fratello di un certo Eustachio Borgnino, nonno di Ernest. L’ho fatto quindi venire sul set con tanto di album di famiglia (classiche foto ingiallite dal bordino zigrinato), documenti autografi attestanti affitti di terreni e quant’altro… mi sono sentito molto Raffaella Carrà (o Maria De Filippi se preferite) a vedere quest’uomo che ha fatto la storia del cinema, commuoversi.
E dire che nel nostro film (La cura del Gorilla) io l’ho dovuto trattare male quasi sempre. E’ stata davvero dura e confesso che ogni tanto il regista doveva ricordarmi di non guardarlo con occhi dolci e ammirati, ma seccato e stufo della presenza di quell’attore americano vecchio, impiccione e pasticcione (questo era il suo personaggio)… vi garantisco, non è stato facile.