Una storia vera
Questa è una storia vera, ma la racconterò come una favola.
C’era una volta un ragazzo, diciamo Massimo, che per un po’ di tempo aveva amato una ragazza, diciamo Diana. Poi gli anni passano, loro non stanno più insieme. E la ragazza viene messa in carcere con gravi accuse, tipo aver fatto parte delle Nuove Brigate Rosse. *
La ragazza non sta bene, le diagnosticano schizofrenia, viene ricoverata più volte in reparti psichiatrici. Lei non esce mai dalla cella, resta giornate intere rintanata sotto le coperte, sospetta che il cibo che le danno sia avvelenato. E soprattutto non vuole parlare con nessuno, neppure con i suoi avvocati. L’unica persona che accetta di vedere è Massimo, il suo ex fidanzato.
Ora Massimo sta con un’altra ragazza, diciamo Grazia, ma accetta ugualmente di incontrare Diana. Gli danno dei permessi speciali e la può vedere solo una volta al mese. Per il resto si scrivono delle lettere. Lui fa quello che può. La sua ragazza anche (forse di più).
Ma lui ha un suo lavoro, che gli piace. Fa l’attrezzista per il cinema. Lavora nel reparto scenografia, a stretto contatto con attori, registi, produttori. È bravo. È stimato. Finché un giorno di fine estate, mentre sta girando un film in Campania, cambia la sua vita. La scena è complessa, di notte, serve la pioggia (finta, come tutto nel cinema) e uno stuntman, perché la scena prevede che uno degli attori ne investa con la sua moto un altro. È il loro incontro / scontro (poi diventeranno amici). Una scena importante, insomma. Viene ripetuta decine di volte, ripresa da molte angolazioni. Tutto fila liscio, il regista è soddisfatto, si va a dormire. Fra poco sorgerà il sole. Bisogna dormire, perché domani sarà un’altra giornata dura…
Ma quando Massimo torna nel suo alberghetto in riva al mare e dopo una veloce doccia si infila sotto le coperte… il caos. Nella sua stanza irrompono militari della Digos in tenuta antisommossa, con armi e puntatori laser (sembra un altro film, lo so).
Il giorno dopo in tutti i telegiornali le dichiarazioni del Ministro dell’Interno che parla di "Cattura di un capo delle nuove BR… Duro colpo inferto ai terrorsti, eccetera, eccetera". Un mese dopo Diana si impicca.
Massimo si fa un anno e mezzo di carcere duro in regime di totale isolamento per poi essere assolto con formula piena per "Non aver commesso il fatto".
Ah, dimenticavo, tutto l’asse accusatorio si basa sulle sue visite in carcere alla ex fidanzata e sulle loro lettere. La difesa parla di "Processo ai sentimenti".
Un anno dopo uscirà nelle sale quel film che Massimo non è riuscito a terminare, con il titolo di Benvenuti al Sud. L’alba in cui lo portarono via era quella del primo ottobre 2009.
Se volete sapere il vero nome di Massimo, basta che andiate su internet. E anche quello del Ministro dell’Interno. Io ero quello che investiva con l’auto l’amico Alessandro Siani.
* Le Brigate Rosse sono state un’organizzazione terroristica italiana di lotta armata nata negli anni ’70, i cosidetti "anni di piombo", durante i quali ha compiuto numerosi delitti. Tra gli anni 1999 e 2003 c’è stato un tentativo di ricostituirle con il nome di Nuove Brigate Rosse.