RIDI RIDI...
di Pietro Vanessi
Prefazione di Claudio Bisio
Due parole due.
E' buffo. Pv è la prima persona che conosco via internet.
Iniziò lui, se ricordo bene, ad inviarmi una sua vignetta al mio sito. La apprezzai subito, gli chiesi di poterla pubbblicare sul blog, me lo concesse. Il riscontro sul blog fu notevole.
Me ne inviò altre, le apprezzai altrettanto; alcune le pubblicai, altre le tenni per me...
Solo ora (perchè mi ha inviato le bozze del suo libro) scopro che è del '64.
Per me poteva avere vent'anni come sessanta (più venti avrei detto), che è nato a Verona e che si chiama Pietro Vanessi (eggià, PV..)
Quindi un quarantenne del nordest. L'unico segreto rimane ancora l'aspetto fisico. Ma non essendo io particolarmente lombrosiano posso tranquillamente soprassedere e godermi la sua opera.
Opera che, con molto cinismo, parla di coppie oltre la crisi, di ricchi stronzi, di diseredati senza futuro, di giovani con poche speranze, persino di morte, una morte con cappuccio, mantello e falce che viene però regolarmente ridicolizzata ("Tra due ore morirai" dice la morte al tifoso davanti alla tele che risponde "Guarda, famo anche 90 minuti, basta che te stai zitta" oppure: “Ricordati che devi morire” dice all'uomo qualunque che risponde impassibile: "Brava, tu invece ricordami anche che dovrei prima vivere”).
Una notevole autoironia avvicina Pv ai grandi.
Sul rapporto tra i due sessi riesce, in un dialogo tra due donne, ad essere sarcastico nei confronti di un certo femminismo e spietato nei confronti degli uomini tutti: “Negli ultimi 60 anni le donne hanno puntato tutto sulla parità con l'uomo" dice una giovane scarmigliata e l'amica più anziana e più sgamata risponde: “Da qui si intuisce la loro naturale mancanza di ambizioni".
Insomma, che dire, godetevi queste gocce di saggezza che non possono non far scaturire sorrisi a denti stretti e anche qualche sonora risata. Magari non tutte in una volta, perché sono davvero un concentrato di intelligenza e irriverenza e andrebbero lasciate sedimentare un po' di tempo prima di poter dire "Beh, questa l'ho capita"... Una per tutte quella che dice “Io uso la televisione in maniera intelligente e creativa… una volta svuotata riesce a contenermi quasi 50 libri".
A mio avviso non la si capisce a fondo finchè non ci si sofferma anche sull'aspetto di chi ha pronunciato questa frase che non ha certo le sembianze di un intellettuale: è bolso, ha le occhiaie, le palpebre semiabbassate in uno sguardo ottuso... oddio, e se fosse un autoritratto? Vedi che a non conoscere l'aspetto dell'autore si rischiano le gaffes?