Raul Cremona
Ogni grande artista ha avuto al suo fianco un grande mago: la Carrà Silvan, la Schiffer Copperfield, e Claudio Bisio Raul Cremona. Si potrebbe citare anche Forest, ma stiamo parlando di maghi. Claudio ha due cervelli, uno e sparito e l’altro è in giro che lo sta cercando. Se avessi una testa come la sua me la farei circoncidere. Ho visto più capelli su una palla di bowling etc. etc.
Penso di aver insultato Claudio come nessuno ha mai fatto, e ne sono fiero perché se lo è sempre meritato. Il mio primo ricordo risale al tempo del famoso Derby, in comune avevamo la stessa ingenuità, lui con quel cabaret un po’ surreale che faceva ridere molto poco, e io con i miei soliti giochi di prestigio che la Signora Bongiovanni, allora titolare del locale, non voleva assolutamente vedere. Poi si diventa grandi e famosi, io bello e mago con quei capelli neri che sono l’invidia di Gino e Michele (ogni volta che vanno a dormire penso si domandino: chissà quale prodotto utilizza, Bisio invece ci ha rinunciato da un pezzo).
Voglio bene a Claudio anche per quello che ha fatto per me, ad esempio durante quella puntata di Zelig in cui vestivo i panni di Evok (un mezzo predicatore che si arrampica sui vetri in tutti i sensi), piegato sul pavimento lui disse al pubblico: “E pensare che abbiamo 50 anni e due figli”. Lavorare con lui vuol dire provare poco e improvvisare tanto, l’esatto opposto di quello che si fa in teatro o al cinema. I tormentoni, le battute, non li ho mai scritti, li ho sempre improvvisati con lui e su di lui, all’insegna del divertimento puro che spesso rasenta il masochismo. Fare battute significa proprio questo: stupire, sorprendere. Come quella volta in cui io e lui, seduti di fianco allo spettacolo di Checco Zalone, ci sentimmo salutare così: “Saluto i miei maestri Claudio Bisio e Raul Cremona, due che una volta guadagnavano più di me!”.