Francesco Arienzo
È bello conoscere Claudio Bisio perché se non lo conosci, se non ci lavori, difficilmente ti può stringere il braccio.
Voi lo sapete che una stretta sul braccio, forte il giusto, è quello che ci vuole al momento opportuno? Lui è evidente che lo sa.
Allora: siamo in cinque-sei persone e, mentre tutti gli altri dialogano tranquillamente, io mi ritrovo accanto a lui. Allo stesso tempo, sono sul gradino più alto di una scala che misura l'inadeguatezza. Lo so che non ce n’è motivo, però ho quella sensazione.
E lei, la sensazione, sicuramente non ha bisogno di motivi.
Mentre sono indeciso sul da farsi (cioè se defilarmi in modo più o meno maleducato o aspettare che la terra sotto di me, sensibile al mio stato d’animo, si apra per ingoiarmi), ecco che Claudio mi stringe il braccio. E ripeto, lo fa nella misura giusta: non così forte da farmi venire un ematoma da pelle sensibile, né così debole da passare per una carezza equivoca. Mi fa capire che io lì ci posso stare, ci devo stare. Finalmente mi rilasso e, appena succede, lui mi insulta. Io scoppio a ridere. Ma un sacco. E di pancia. Anche qui, esiste un motivo razionale per ridere così tanto dopo che il mio capocomico mi ha mandato “affanculo”? No! E probabilmente è proprio quello che mi fa più ridere.
Ridereste anche voi, perché sono sicuro che non c’è nessuno capace di farti ridere così.
La gente fa la fila per farsi insultare da Claudio Bisio: un genio.