Fausto Brizzi
Era l'estate del 1986. Io ero un diciassettenne che scriveva commedie che non venivano rappresentate, che amava donne che non gliela davano, che scriveva canzoni che nessuno cantava. Ma soprattutto ero un boy-scout! E in quella torrida estate partecipavo ad un incredibile raduno, 13.000 scout in Abruzzo, il Campo Nazionale. Tra i mille workshop che c'erano per imparare a fare i nodi, a cucinare trapper, a montare tende sugli alberi, c'era un seminario di recitazione a cui si erano iscritti in pochi. Il docente era un attore ventinovenne e promettente: Claudio Bisio. Ed io ero uno dei pochi iscritti che ascoltarono i suoi consigli e le sue facezie per un pomeriggio intero all'ombra di un albero secolare. Capii subito di avere davanti un cialtrone. Bastava vedere gli sguardi che lanciava alle mie formose coetanee (quelle di cui sopra che a me non la davano e a lui l'avrebbero anche incartata e fatta portare a casa). Dopo 4 ore però non avevo più dubbi: volevo anche io fare spettacolo. E quel giovane attore cialtrone mi stava davvero simpatico.
Dissolvenza. Più di vent'anni dopo. Su un campo da tennis sono schierati in doppio un attore cinquantenne molto famoso ed in gran forma e un regista quarantenne che ha fatto diversi film di buon successo. Claudio ed io. Naturalmente perdiamo 6-0 6-0 contro due maestri di tennis che moriranno presto.
Il Bisio oggi per me non è solo un compagno di lavoro, un compagno di doppio, un compagno di merende, un compagno di cazzeggio, ma è soprattutto un amico. Ed è anche una delle persone che mi fa ridere di più sul pianeta Terra. Per questo continuo a lavorarci quando posso. Per avere la scusa per vederlo. Mica perchè è bravo.