Antonio Ornano
Mi vergogno un po’ a dire che sono amico di Claudio, nel senso che mi sembra un po’ troppo, lui mi è sempre sembrato troppo per me. Troppo bravo, troppo carismatico, troppo veloce. Stare sul palco accanto a lui era un po’ come giocare assieme a Maradona ed io non riuscivo a sentirmi all’altezza. Nonostante facesse di tutto per aiutarmi ero sempre bloccato, in soggezione. Mi ci sono volute due edizioni di Zelig, e tutta la sua pazienza, per trovare la chiave: giocare. Dovevo semplicemente divertirmi insieme a lui, lasciarmi andare, senza paura. Claudio è il più grande trapezista della comicità che io abbia mai visto, anche se è a testa in giù lui ti afferra sempre e ti rispedisce in orbita con un triplo salto mortale. Quando lo capisci, la paura non esiste più, c’è solo adrenalina, quella che non ti farebbe mai più scendere da un palco. Claudio è una di quelle persone a cui vuoi veramente bene, ma non glielo dici mai apertamente, forse perché nel momento in cui glielo dichiari, tipo ora, hai paura di risultare stucchevolmente adulatorio. A lui non solo devo un mestiere che ancora sto imparando, ma soprattutto tantissimi momenti di pura felicità. Uno in particolare merita di essere ricordato, fosse solo perché a mio avviso dà la misura della persona. Sono a Zelig, sul palco degli Arcimboldi insieme a lui e Paola Cortellesi. Abbiamo appena terminato il mio sketch sui “mercatini di Natale”. E’ andato bene, ci siam divertiti come matti e, come spesso capita, siamo andati un po’ lunghi. Per lasciare giustamente spazio agli altri comici faccio per uscire velocemente in quinta durante gli applausi quando sento Claudio che mi urla “Dove vai? Torna qui, non si interrompe mai un applauso del pubblico” Mi afferra un braccio e mi porta sul proscenio: “Goditi l’applauso degli Arcimboldi”. Ecco, per me, Claudio Bisio sarà per sempre quell’indimenticabile applauso di 2.300 persone.