Rimandare a domani è un buon segno
Sgombriamo subito il campo da un equivoco. Domani non è una versione contratta o dialettale di due mani. Esempio: “El me fieul l’è un campiun de tennis. El gà un gran servisio a domani da far ciama, dai, il serbo novax!”
No. Semmai sarebbe derivato dal tardo latino de mane, cioè di mattina, ma anche questo ci porterebbe fuori strada (e ciò farebbe contenti solo i possessori di Jeep Renegade, Land Rover o quantomeno di Panda 4x4).
“Dopotutto, domani è un altro giorno”, dice Rossella O’Hara in Via col vento.
“Domani è un altro giorno e si vedrà” la rintuzza Ornella Vanoni.
Per poi lasciare la parola a Vasco Rossi
che laconicamente dice: “Domani è un
altro giorno, arriverà”. Punto.
“E se domani…” sussurra infine Mina, la tigre di Cremona. Purtroppo subito dopo mi sottolinea “se”.
Ecco, se avesse sottolineato “Domani”, sarebbe stata tutta un’altra storia.
Io mi sono sentito dire fin da piccolo: “Non lasciare a domani quello che puoi fare oggi...” ma ricordo ancora la risposta di Snoopy (che avevo appeso sulla
parete della mia cameretta): “...lascialo a dopodomani. Così hai oggi e domani liberi!”.
Ma, provando a parlare un po’ più seriamente, io penso davvero che lasciare al domani quello che comunque si potrebbe fare oggi sia un segno di saggezza e
di ottimismo.
Vuol dire intanto che pensiamo, domani, di essere ancora vivi (e non è poco). Ma anche attivi e pronti a portare a termine quello che avremmo potuto fare oggi
(anzi, ieri, se si ragiona dal “domani”) e se poi domani diremo: “Preferisco farlo domani”... e così via, ancora meglio!
Potrebbe essere il segreto della longevità.
È la ben nota “Sindrome di Penelope”. Pur di terminare “domani” quella sua cacchio di tela, la disfa ogni notte. Perché se oggi la finisse, cadrebbe in mano ai Proci. E così quando i suddetti Proci le chiedono “quando finirà ‘sta tela?” lei serafica risponde: “Domani”.
Perché l’attesa di un evento è sempre più viva e vivace dell’evento stesso.
Pensate al Sabato del villaggio di Leopardi. Come sia più eccitante l’attesa della domenica rispetto alla domenica stessa.
E cos’è la domenica rispetto al sabato se non.. domani?!?