Come dio comanda
di Nicolò Ammaniti, Mondadori ed.
Romanzo scuro, come spesso sono quelli di Ammaniti. Molto più corposo e complesso dell’essenziale “Io non ho paura”. È un romanzo dark, brutto sporco e cattivo, dove si salvano in pochi, ma nonostante questo, ci si affeziona ugualmente ai personaggi. Soprattutto al ragazzino Cristiano Zena, figlio di quel Rino Zena che lo vessa, lo picchia, gli fa uccidere il cane dei vicini in una notte di neve e pioggia, ma che lo ama. È l’unico essere al mondo che ami veramente.
Tanto per chiarire subito le cose, Rino Zena è un nazista e il figlio lo emula anche in questo. La moglie è fuggita e gli ha lasciato questo bimbo che Rino ha tirato su da solo, a modo suo, in una baracca tra capannoni industriali, tangenziali e nebbie del nordest.
Rino ha due Amici: Quattro Formaggi (soprannome dovuto alle sue preferenze in fatto di pizza) che già non era tanto normale prima, poi da quando ha preso una potente scossa con l’alta tensione mentre lanciava una lenza, è ancor più disadattato e “strano”; Danilo Aprea, lasciato dalla moglie dopo che una tragica fatalità fece sì che la figlia gli morisse davanti agli occhi. Da allora beve e sogna di fare un grande colpo a un bancomat per comprare un negozio alla ex moglie che così capirà che non è un fallito e tornerà da lui...
E invece quella notte (e il romanzo) prendono una piega delle più cruente.
In fin dei conti è un noir, per cui non va rivelata la trama piena di colpi di scena forti, inaspettati, tragici, a volte melodrammatici.
Alcune pagine che raccontano quella notte piovosa nel profondo Veneto potrebbero benissimo essere ambientate nel profondo Texas e scritte da un certo John Lansdale che, se non erro, è spesso citato dall’ autore come uno dei suoi scrittori preferiti.
La struttura narrativa è molto cinematografica, difatti Gabriele Salvatores ne ricaverà presto un film che, se seguisse le orme di “Io non ho paura”, sarebbe semplicemente un film da vedere.
Ce lo auguriamo tutti, noi amanti del cinema e delle storie di Ammaniti.