Ecco l'impiegato Bisio indeciso ma di sinistra

Al teatro Modena un monologo ispirato a De André, firmato da Serra e Terruzzi

Testata
Il Secolo XIX
Data
19 dicembre 2003
Firma
Raffaella Grassi
Immagini
Immagine dell'articolo sul Secolo XIX

Si intitola "I bambini sono di sinistra" la nuova produzione dell'Archivolto per la regia di Giorgio Gallione. Il perché del titolo Bisio lo spiega nello spettacolo: «Perché i bambini protestano con il pugnetto chiuso, perché sono senza preconcetti, perché si fanno fregare quasi sempre e perché Babbo Natale assomiglia a Carlo Marx».

L'impiegato indossa un completo di velluto nero e un maglione rosso, occhiali e scarpe da ginnastica colorate. Non ha fatto il sessantotto, e guarda caso non c'era neanche al G8. Sua moglie lo chiama anonimo, sua figlia qualunquista, eppure lui si sente di sinistra.

È un intenso monologo cantato-parlato quello che vede protagonista Claudio Bisio nello spettacolo I bambini sono di sinistra ispirato a una serie di scritti di Michele Serra e Giorgio Terruzzi e al disco di Fabrizio De Andrè "Storia di un impiegato", produzione dell'Archivolto con regia di Giorgio Gallione, in scena al Teatro Modena fino al 20 dicembre.

Bisio condivide il palco con il Quartetto Zelig, che sottolinea le sue parole con azzeccati ritmi ironici, in un excursus di storia italiana che parte da piazza Fontana ed arriva a oggi, dall'eskimo agli ipermercati bio.

L'impiegato Bisio non è cattivo, solo un po' disorientato, cerca di assolversi ma non riesce a convincersi del tutto, incapace di avere una idea precisa su temi-chiave come clonazione, ovuli congelati, destra e sinistra, con figli che lo aggrediscono di domande a cui non sa rispondere. Annaspa tra giornali e i tg, si confonde, «un serbo, un bosniaco, ma quelli bravi quali sono?», lui che prima di esporre la bandiera della pace ha chiesto il permesso all'amministratore.

Ah. la sicurezza austera dei padri di una volta, che avevano una certezza sbagliata, ma una. al posto dei tanti dubbi giusti che ti bloccano al bivio.

Ogni tanto Bisio esce dalla parte e fa Bisio. e sono applausi a scena aperta per battute come «sì, Tremanti, quello sapendo usare il bancomat lo hanno fatto ministro», l'identikit realistico del candidato premier di sinistra, «facile, deve essere miliardario, milanista, simpatico, nobel, ribelle, e anche una bella figa», poi il tono ritorna più malinconico magari con l'aiuto di una canzone di Faber, e il discorso riprende il filo sullo squallore della tv che insegna come diventare miliardari rispondendo a una stupida domanda di uno stupido quiz, invece di «allontanare gli intrusi dalle emozioni, allontanarli in tempo».

Uno dei momenti più gaberiani è il monologo ironico-amaro che dà il titolo allo spettacolo. Perché i bambini sono di sinistra? Perché protestano con i pugnetti stretti, perché sono senza preconcetti, perché si fanno fregare quasi sempre (la bicamerale? si, dai), perché se gli dai un ordine non ci stanno, perché quando si commuovono piangono, e perché Babbo Natale assomiglia a Carlo Marx.

Tra i bersagli, le mode salutiste-new age. i top manager, le top model, i top gun che azzerano le vite dei milioni di tip e di tap, i 928 canali televisivi disponibili, la selva oscura delle tariffe telefoniche, le aspirazioni di vita formato tv «le tre professioni più ambite dai giovani? Cantante, calciatore. velina, anche i maschi». Ce n'è per tutti, dalle camicie verdi alla sezione di Forza Italia di Cinisello Balsamo intitolata ad Antonio Gramsci, ai bambini infelici "curati" con il Prozac.

Triste e solitario il finale, molto applaudito, la scoperta che il pianto di un bambino di fronte alla morte è la «prova che tutto non è una truffa. spettacolo indimenticabile, l’unica preghiera che conosco».

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