Era il 1993: e De André pensava già di farne un musical

Gli era stato chiesto dal teatro dell’Opera di Genova. E confidò: «Sono tentato di accettare. Magari riesco a scrivere un paio di canzoni nuove, mi metto lì da una parte, quasi al buio, a fare la voce narrante. E qualcuno penserà ai balletti, alle parti corali…»

Testata
Il Secolo XIX
Data
29 novembre 2000
Firma
Nino Pirito
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Genova. Domani sera al Teatro Carlo Felice, alle ore 21, va in scena "La Buona Novella", tratta dall'omonimo album di Fabrizio De André. La produzione è del Teatro dell'Archivolto, in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice. La drammaturgia e la regia sono di Giorgio Gallione, l’elaborazione musicale di Carlo Boccadoro. I ruoli principali: Claudio Bisio è il narratore, Lina Sastri è la narratrice e Maria, Leda Battisti è Maria bambina, Andrea Ceccon è Tito il ladrone, le Voci atroci sono il Coro, i Sentieri Selvaggi l'ensemble musicale. Le scene e i costumi sono di Guido Fiorato, il progetto audio è di Antonio Panarello. Light designer è Pepi Morgia, collaboratore storico e "alter ego" di De André. Le repliche, dal 2 al 10 dicembre, andranno in scena al Teatro Modena di Sampierdarena.

16 marzo 1993. Era felice quel giorno Fabrizio De André. Il figlio Cristiano aveva appena rischiato di vincere il Festival di Sanremo, e lui, Faber, sentiva che il figlio stava imboccando una strada artistica soddisfacente e soprattutto autonoma. Era felice, anche, di tornare a Genova - a distanza di due mesi e di un clamoroso successo per cinque concerti - per una replica chiesta a furor di popolo. E al Teatro Margherita non ancora diventato un grande magazzino. Era felice ma decisamente arrabbiato con me.

Infatti, in tarda mattinata, ricevo una telefonata del manager-amico di allora, Bruno Sconocchia: «Guarda che Fabrizio c’è rimasto davvero male che tu non fossi ad Alessandna per l'anteprima del tour». «Ma cosa dici: c'ero, solo che non sono passato a salutarlo in camerino». «Vabbè. Però oggi pomeriggio Fabrizio t’aspetta al Margherita. Puoi venire, diciamo verso le cinque, cinque e mezza?». «Certo». «Ciao». «Ciao».

Quando arrivo. De André è in camerino. Eterni jeans e maglione blu, ha appena finito di provare i suoni. E’ tranquillo, rilassato: «Ma un po' di caga ce l'ho. Sai, cantare a Genova per me...».

«... per tè sarà un successo, come due mesi fa, come sempre».

«Piuttosto, quello che hai scritto di Cristiano e di "Dietro la porta" da Sanremo lo hai scritto convinto?».

«Certo. E come hai visto il risultato mi ha dato ragione».

«Guarda, sono più felice di questo che dei miei successi. Perché Cristiano è bravo davvero, a prescindere dal fatto che sia mio figlio. Anzi: questo lo danneggia, credimi».

In vena di confidenze, Faber prosegue: «Sai, il Teatro dell'Opera di Genova mi ha proposto di scrivere un musical. Lo hanno chiesto anche a Conte e a Dalla».

«Sì, lo sapevo – rispondo – perché me lo ha confidato il segretario generale Sandro Levrero. E qualcun altro mi ha pure soffiato che ti darebbero un miliardo».

«Non dire belinate». «Altro belinate, ti hanno offerto un miliardo». «Lascia perdere. Piuttosto, come vedresti la messinscena della "Buona Novella"?». «Dico solo che è un musical già pronto». «Sì, pronto! Solo a pensarci mi viene freddo». «Perché?». «Perché devo scriverè almeno tre o quattro altre canzoni. E poi io dove mi metto? Ma sì, mi metto da una parte del proscenio, con poca luce. Canto le mie canzoni, come fossi la "voce narrante". Poi, certo, ci sarà da inventare delle parti corali, dei balletti... Belin, mica facile. Però, l'idea di fare una cosa al Carlo Felice... A proposito, mi spieghi perché io non posso fare un concerto in quel teatro? Cos’è, un tempio intoccabile della cosiddetta musica seria? Anzi, guarda: se la prossima volta non mi ci fanno cantare, a Genova non vengo più».

Cinque anni dopo, nella tarda primamavera del '98, Fabrizio tornò e al Carlo Felice. Per l'ultima volta.

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