Bisio racconta le storie tese della «Tersa Repubblica»

Testata
Il Sole 24 ore
Data
29 gennaio 1995
Firma
Luigi Paini
Immagini
Immagine dell'articolo sul Sole 24 ore

A volte, quando si ride, ci si sente un po' in colpa. Oddìo, la situazione politica è cosi intricata, la lira va sempre più giù, il mondo è infestato dalle guerre e i cadaveri si insinuano a tutte le ore complici tg e giornali, negli interstizi della vita quotidiana. Ridere non sì può, c'è il rischiò di sentirsi superficiali, disimpegnati, fuori dal mondo.

E invece ridere si può, anzi si deve, pur senza dimenticare le angosce, i tormenti (tormentoni), i tic e i riti della vita di ogni giorno. Lo sa bene Claudio Bisio, impegnato al Teatro Ciak di Milano nello spettacolo «Tersa Repubblica», scritto dallo stesso Bisio in compagnia di Rocco Tanica — al secolo Sergio Conforti, tra i fondatori del gruppo musicale "Elio e le Storie Tese" – e Giorgio Terruzzi.

“Tersa” in che senso? Storpiatura dialettale di "terza", dopo gli sfortunati inizi, e i non ancora scontati esiti della "seconda", oppure, finalmente, nel senso dell'aggettivo qualificatìvo che promette lindore, pulizia, trasparenza? Niente risposte nello spettacolo di Bisio, non vi preoccupate. Tersa o terza (ma anche seconda o quarta) per lui pari sono.

Il titolo tuttavia mette già sulla buona strada per entrare nello spirito della serata: "one man show", un solo attore in fuga, il suo nome è Claudio Bisio. Parrucchino a coprire l’ormai totale calvizie, già dalle prime parole è un fuoco d’artificio di doppi sensi, calembour linguistici, battute a getto continuo. Un filo conduttore — esile esile — lo si può rintracciare nella dichiarata passione per l'economia: una copia del Sole-24 Ore, e via con il desiderio di capire tutto della Borsa, della finanza, dei meccanismi del mercato.

Sì, perché il giovane protagonista («nato in una comune, poi risvegliatosi in una villetta con giardino, con una cameretta tutta sua, rivestito, pettinato,..») si trova in una profonda crisi finanziaria. Tanto che ha deciso di vendere come spazi pubblicitari pezzi della sua vita e delle sue conversazioni. Tutto fa soldi, anche interrompere il discorso con un amico per declamare lo spot che esalta quant’è buona la pizza in una tavola calda in quel di Busto Arsizio.

Uno sgabello ergonomico e una poltrona uscita dalla mente di un designer in crisi di astinenza, poche luci, qualche intervento musicale di Feiez, "saxvocechitarra" ancora di "Elio e le Storie Tese”: quasi due ore di spettacolo di buon livello, forse ancora da limare qua e là per togliere affioranti momenti di stanchezza. Se si ride — e qui si ride — non è ammessa la noia.

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