Gli autori

DELLO SCRIVERE A PIU' MANI

Avrei potuto scrivere questo spettacolo tutto da solo. E forse sarebbe stato meglio. Ho molte idee io. E facilità di esposizione. È una dote naturale. Dalla testa dove nascono (ed è bellissimo sentire il brontolio sordo dell'idea che nasce) giù giù per il braccio fino alle mani, alla penna e poi alla carta dove rimangono impresse in bella calligrafia. Perché io ho anche una bella calligrafia. E questo sì che è un mio merito. Perché io mi applico. Prova e riprova. Le ELLE e le GI, le QU, le EFFE e le PI. Un giorno se vorrete vi farò vedere qualche mia PI. La rotondità della pancia... la levità della gambetta. Sono cose che si perfezionano negli anni. Gli altri no. Non si applicano. Poi non si possono lamentare se io vado avanti e gli altri no. Claudio mi ha detto che avere una bella calligrafia in teatro non conta un cazzo (lui si esprime così. Un pò rustico, diciamo. Io no. Io le parolacce non le dico) e che lo spettacolo lo si scriverà insieme, con altra gente, amici suoi, a più mani.

A me non piacciono gli amici suoi. Non ho niente contro di loro. Personalmente intendo. Ma io lo spettacolo avrei potuto scriverlo da solo. E sarebbe stato meglio. Lo so. Ma non glielo dico. Io so anche tacere. Scrivere uno spettacolo a pìù mani crea diversi problemi. Per via delle mani. Perché le mani, delle volte, se ne stanno tutte lì, in fila, immobili, con le penne e i fogli bianchi a fianco e tu pensi: "Beh?! Che si fa? Non c'è nessuno che ha qualcosa da dire?" e ti viene l'angoscia.

E delle volta attaccano a scrivere tutte assieme. E ognuna non sa che cosa sta scrivendo l'altra. E tu pensi "Oddio, poi dovrò mettere assieme tutto ... ". E ti viene l'angoscia. E l'angoscia cresce quando poi conti le mani. Tredici. Ne ho contate tredici (uno, non so chi, deve aver preso lo spettacolo sottogamba, e ne ha usata una sola).

Comunque troppe.
"Seghiamone qualcuna" ripetevo a Claudio. "Seghiamone qualcuna."

Lui non dà quasi mai retta a quello che dico, ma questa volta si. Questa volta mi ha ascoltato. È stato un attimo. Io non ho avuto il tempo di fermarlo. Ho visto solo una strana luce nei suoi occhi. E poi lui si è mosso. Ed è stato veloce. Molto veloce. Io non ho fatto in tempo a levarle. E lui ha segato le mie.

Gigio Alberti

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