"Mens sana in corpore sano", cioè "Una mensa sana incorpora i sani" ; mai apoftegma fu più azzeccato per introdurre alla visione e all'ascolto del nuovo spettacolo di Gianrico Tedeschi. Trattando però di Claudio Bisio e de Le nuove, mirabolanti avventure di Walter Ego, in scena un po' ovunque e quandunque ma specialmente al Teatro di Porta Romana nel mese di febbraio, sono doverose considerazioni di diversa natura. Il nuovo lavoro di Bisio si inserisce senz'altro a mezza strada tra i ben noti eventi del '65 e la stagione teatrale 2020/2021, e solo apparentemente la sua collocazione nel tempo è di importanza trascurabile: in realtà non è di nessuna [importanza, n.d.r.], poiché la saga di Walter Ego si propone, per dirla con il Magistri, come "l'età anteriore, rinnovato feudo". Monito garbato a quanti non credono, o crederanno o ebbero creduto al ruolo della prosa "nobile" oltre il sipario, questo copione non deve tuttavia trarre in inganno il purista, che saprebbe trovarsi - a ragione - in precario equilibrio sul margine di tendenze di segno solo apparentemente opposto. Attenzione, però! La contemporanea presenza sul palcoscenico di due attori, Bisio e Bebo Storti, non può trarre in inganno neppure i più smaliziati: nessuna scena di massa, nessun triangolo degli equivoci (ricordate Lessico famigliare?), nessuna spinta corale a conferma del succedersi degli eventi reali, e qui ci si perdoni una sorta di supina autoindulgenza. Ma entriamo nel dettaglio. La trama. Sferragliando allegramente attraverso le verdi praterie solcate dai carri di Walter Ego e Busasofasoclittispeureniomacolisianopehol (Bisio e Storti) scopriamo che i nostri, stralunato pony express l'uno, stralunato Grande Saggio della Confederazione Intergalattica l’altro, si incontrano scoprendosi spiriti affini. Fine. Quei giganti del palcoscenico che sono i summenzionati attori interpretano più parti, non contemporaneamente che sarebbe di nocumento all'azione bensì di volta in volta.
Ciò consente divederli alle prese con i caratteri più disparati e improbabili. Un esempio fra gli altri? Meglio ancora, due? Caino e Abele. Nel caso degli indimenticati progenitori il testo azzarda una tesi quantomai singolare: Caino si macchia dell'omicidio del fratello prendendo a pretesto la gelosia che nutre nei suoi confronti, e questo è provato storicamente. Ma se al momento del delitto i due si fossero trovati a centinaia, migliala di chilometri l'uno dall'altro, se addirittura fossero vissuti in epoche diverse, forse quell'inutile spargimento di sangue avrebbe potuto essere evitato. Il condizionale è d'obbligo, perché "avesse potuto essere evitato", o "ebbe potuto essere evitato" stanno male. Ricordiamo fral'altro che alle domande dell'incalzante Dio, subito dopo l'assassinio, Caino risponde: "Sono forse io il custode di mio fratello?" [Genesi 4, 9].
Da ciò la possibilità che Abele non sia rimasto ucciso, ma bensì rubato da un'organizzazione criminale che si occupa della tratta di fratelli minori. Un grossissimo bacione da Rocco Tanica.
Uno spettacolo surreale, decisamente surreale. Ogni volta che usciva una volgarità dicevamo: questo è surrealismo puro. E la lasciavamo. Cioè, erano gli attori che la lasciavano. Io da parte mia ridevo ma ero contraria. Uno spettacolo che si colloca a metà strada fra i fratelli Marx e Massimo Boldi, o fra Beckett e i fratelli De Rege. Ma siccome fra Beckett e i De Rege c'è un sacco di spazio, uno spazio immenso, addirittura un cosmo, ecco, in quel cosmo noi abbiamo ambientato le avventure di Walter Ego. Un cosmo di vortici turbinosi, di esplosioni di gas, di satelliti orbitanti. O anche di orbite gassose, satelliti vorticosi, esplosioni di turbini o ancora vortici gasati, esplosioni di orbite... potremmo andare avanti all'infinito, ma le combinazioni alla fine sono sempre tre. Un universo parallelo e maccheronico, insomma, anzi spaghettonico, con un vecchio saggio schizofrenico, e un giovane pony dello spazio decisamente imbecille, Walter Ego appunto. Il linguaggio di questo universo assomiglia al napoletano, ma anche al barese, al toscano, al genovese benparlato... La sua sonorità ricorda quella delle notti di provincia coi grilli e con le rane, che naturalmente non sono rane, né grilli, ma elettroni, che girando - si sa - fanno un rumore che il nostro orecchio non coglie (per fortuna). Chi incontra Walter Ego nel suo viaggio nel cosmo? Lui si aspettava gente strana, ma con un'intelligenza superiore, invece incontra gente normale, ma scema.
Il significato ultimo dello spettacolo, in ultima analisi, è che Bisio in qualche modo qualcosa di nuovo doveva pur fare, aveva già le piazze vendute, tutte le piazze compresa la sua e non poteva andare avanti con la canzoncina per tutta la vita. Scherzi a parte, con questo spettacolo si chiude definitivamente l'ultima via d'uscita, l'ultima fuga possibile nella nostra esistenza, il cosmo. Che resta però indiscusso protagonista. Non per niente a dirigerlo hanno chiamato me, che mi chiamo Galassi(a).