Il concerto del 1° maggio

Il concertone di piazza San Giovanni: canzoni politicizzate e ironia degli artisti sulla decisione della Rai di rinunciare alla diretta dell’avvenimento
Bisio: “E’ stata inutile, nulla è stato tagliato”. E i Modena City Ramblers ripropongono la “Bella Ciao” che due anni fa fece scandalo

Testata
la Repubblica
Data
03/05/2004
Articoli di
Maria Novella De Luca e Carlo Moretti
Sebastiano Messina
Immagini
Articolo su la Repubblica

E’ finita con uno sberleffo, con una bella serata di musica e canzoni, con una risata globale e collettiva che seppellisce censure e differite e la consapevolezza, dicono in cinquecentomila «che il regime c'è e si vede». Il Concertone del Primo Maggio sotto scorta trasforma piazza san Giovanni in un Zelig show, Caparezza leader della protesta, "Bella Ciao" a pugno chiuso, la grandle voglia di uscire daltunnellelle soprattutto se hai vent’anni, sei studente, hai pochi soldi e un futuro da Co.co.co. «Tanto rumore per nulla» commenta Claudio Bisio ventiquattr'ore dopo, «la differita è stata inutile, nulla è stato tagliato, sono contento che il pubblico abbia raccolto il nostro appello a non farci censurare». Ciò che resta dunque è una “taranta” di polemiche, che alla macro platea del concerto importa poco o niente, loro, gli Zelig–people, hanno la bandiera della pace arrotolata di qua e di là, votano e voteranno a sinistra, si emozionano per l'omaggio a De André, fanno salire la tensione quando i Linea77 gridano «sembra di essere ad una festa di Alleanza Nazionale, ma che vi hanno dato il bromuro?», e lanciano applausi liberatori all'ironia di Caparezza che lima Cavaliere, cavaliere...

Tranne poche eccezioni, quasi tempre sul filo dell'ironia, gli arJsti hanno lasciato parlare le :anzoni. Molti hanno deriso di :ambiare all'ultimo momento la scaletta a disposizione, inserendo i brani più "politici" del loro repertorio. A fine serata saranno sddirittura due le versioni di 'Bella ciao": quella combat–rock dei Modena City Ramblers e quella in inglese, rivisitata in chiave no–global dai Chumbawamba, il gruppo anarchico di Leeds.

Per Paola Torri la decisione della differita «è emblematica dei momento chel'Italia sta attraversando. La chiarnano differita ma bun altro modo per dire censura. Una decisione senza criterio, e quella sugli ostaggi non è una giustificazione credibile: cosa possono mai farei cantanti di peggio rispetto a ciò che è già stato fatto nella guerra in Iraq o sugli ostaggi italiani?». Per le Vibrazioni stare sul palco «è stata un'emozione esagerata. Non abbiamo detto nulla perché aver suonato a Roma è già una dichiarazione politica ci avevano invitato anche al concerto di Napoli, e lì ci avrebbero anche pagato».

Caparezza nel retropalco aveva avvertito di voler fare il concerto solo pensando alla piazza, «quindi» aveva aggiunto «dirò quello che avrei detto senza la tv: e se mi tagliano, facciano pure». Dal palco l'artista di Molfetta ha poi lanciato un appello di solidarietà peri lavoratori di Melfi «che invece di essere tutelati, vengono picchiati e offesi». La prende con ironia Enrico Ruggeri, che prima di cantare "Il lavaggio del cervello" ricorda che la canzone nel '78 venne censurata dalla tv: «Ora spero di essere più fortunato»; anche i Modena City Ramblers, bacchettati ironicamente da Blisio per "Bella ciao", hanno lasciato spazio all'ironia: «Siamo in differita di una settimana, siamo rimasti al 25 aprile». Proprio loro che, dopo la "Bella ciao" al Concertone di due anni fa si sentirono dire dagli organizzatori: «Al Primo Maggio non verrete più». «Se potete non censuratemi» ha detto Piotta, con delicata ironia, dedicando "La grande onda" alla madre scomparsa qualche giorno fa: «E’ sempre stata di sinistra e iscritta al sindacato».

L’ex batterista dei Police, Stewart Copeland, americano ma cresciuto a Londra, ha parlato della guerra in Iraq dietro le quinte: «E’ stato un grande errore fin dall’inizio. oltre che una grande bugia raccontata agli americani e alla popolazione mondiale. Un disastro. Alle prossime elezioni non voterò certo per Bush. Come individuo sono molto arrabbiato per la guerra in Iraq, ma come americano sono molto grato all'Italia per il sostegno all'America in questa brutta avventura».

A sera molti parlano della "diretta differita" come di un ridicolo boomerang per la Rai. Gli unici a restarci male sono Riccardo Sinigallia e il suo gruppo: «Non è vero che non ci sono stati tagli, il nostro set non è stato mandato in onda. Forse perché uno dei pezzi era "La revisione della memoria"».

Più fa notte, più la piazza assomiglia a se stessa, più musica che protesta, più voglia di abbracciarsi che di dichiararsi arrabbiati, feriti, delusi da chi governa da chi comanda. E' chiaro, dice il popolo Zelig, "in Iraq non ci dovevamo andare", è chiaro, aggiungono Francesca e Valeria di Latina, "che ci stanno fregando il futuro", ma è evidente però incalzano Mirko e Paolo, 40 anni in due, "che la pagheranno, caro, alle elezioni". Chissà. I banchetti dei Radicali fanno il pieno di firme per il referendum contro la legge sulla Fecondazione assistita e i venditori srilankesi offrono lattine di pseudo Coca Cola.

Successo del live su Capital.it

Successo di Capital.it per la trasmissione via streaming del concerto. Oltre 21 mila utenti unici (dati Red Sheriff) si sono connessi al sito di Radio Capital sabato tra le 15.40 e mezzanotte, Nove ore di musica (tra gli interventi quello di Paolo Cevoli, nella foto) senza censure o ritardi. Un risultato eccezionale, se si considera il calo fisiologico di accessi in rete nei giorni festivi.

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Così i censori hanno fatto l’autogol

Una decisione da annali della satira

Questa «diretta differita» che si sono inventati i goffi censori della Rai berlusconizzata è già entrata a passo di carica negli annali della satira. L'immagine di un oscuro comitato di burocrati che passa il Primo maggio chiuso in una sala di Saxa Rubra, pronto con le forbici in mano a tagliare ogni accenno a Berlusconi o al suo governo da parte di una piazza con mezzo milione di giovani che festeggiano cantando e scherzando, è una di quelle occasioni in cui un autore comico vorrebbe imbattersi ogni giorno.

E in effetti nessuno se l'è lasciata scappare. Né Claudio Bisio, il quale onestamente aveva avvertito fin dalla vigilia che sarebbe rimasto senza battute se la Rai si fosse rimangiata la sua «diretta differita» né i cantautori messi sotto tiro, che hanno punito i censori prendendosela direttamente con loro (come Enrico Ruggeri) o sbeffeggiando quei venti minuti di ritardo della messa in onda imposti da Viale Mazzini (come i Modena City Ramblers, che hanno giustificato la scelta di una canzone come «Bella ciao» con una differita dal 25 aprile).

La Rai, dunque, è riuscita a trasformare un successo di audience e di immagine in un clamoroso scivolone mediatico, in uno sconcertante autogol per la sua immagine. Con la sua improvvida decisione, il Cda del servizio pubblico ha riportato la tv agli anni in cui si censuravano i comici e i cantanti e si vietava ai cronisti del telegiornale di chiamare i deputati «membri del Paramento».

A rendere ancora più grottesca l'operazione, ci sono alcuni dettagli che sfiorano il ridicolo. Come il fatto singolare che neanche nel circuito interno a bassa frequenza sia stato possibile assistere in diretta al concerto di piazza San Giovanni, indizio del palese desiderio di evitare che rimanessero in giro pericolose prove filmate delle possibili censure. O come la bizzarra decisione del Tgl di dedicare, alle 13,30 di ieri, un lungo servizio al concerto del Primo maggio: a quello di Napoli però, non a quello di Roma, del tutto ignorato.

Alla fine, la censura non è scattata. Ma la spada di Damocle della «diretta differita» ha cambiato comunque il corso delle cose, perché tutti – prima di andare sul palco – si sono chiesti se le loro parole avrebbero regalato ai censori la gioia di un taglio, e dunque è probabile che qualcuno abbia cercato un'altra frase, un altro esempio, un altro slogan, che insomma si sia autocensurato per non darla vinta a Cattaneo. E noi che da casa assistevamo al concerto, ci siamo chiesti per tutta la serata se quello spettacolo fosse davvero integrale o se mancasse qualcosa a ciò che stavamo vedendo. Il fatto che non sia stato cancellato nulla rende ancora più paradossale, ancora più stridente, questa «diretta differita» che speriamo resti un caso unico.

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