Jovanotto scatenato

Ritmo pazzo. Testi demenziali. Claudio Bisio spopola tra balere e classifica.

Testata
Panorama
Autore
Paolo Scarpellini
Data
11/08/1991
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Un lui geloso, che racconta in prima persona. Una lei (raccontata) smaniosa di poter «accarezzare nuovi scampoli d'assenza in Grecia», di farsi le vacanze per conto proprio. Se fosse stato solo per la «storia», Rapput, il 45 giri del cabarettista Claudio Bisio, avrebbe potuto rimanere tranquillamente sconosciuto. E invece, Rapput è arrivato ai vertici della hitparade ed è diventato il tormentone fisso di tutte le balere e discoteche. Chiave del mistero? Semplice: sopra un rap trascinante, un testo demenziale e coinvolgente. Ecco l'attacco del lungo monologo di «lui»: «E quella volta una domenica d'ottobre già l'autunno ci moriva addosso e io fumavo sigarette amare e tu come uno specchio rotto riflettevi quell'immagine sbiadita del frammento di un brandello del profumo di quell'angolo d'estate». E se non fosse chiaro di che cosa si sta parlando, il finale è limpidissimo: «Come una libellula selvaggia io sorvolerei, però dimmi cosa hai fatto col greco sulla spiaggia. Senza fiato, senza bronco, tu sei ritornata ma ti stronco; se ti lascio in faccia i segni del saldatore so che capirai: io non ti serberò rancore».

All'inizio, quando Claudio Bisio lo cantava sul palcoscenico dello Zelig, il cabaret milanese dove s'è fatto le ossa, il pezzo si intitolava Senza fiato ed era «un omaggio sui generis alle più logorroiche ballate cantautoriali» come spiega oggi l'autore: «Una canzone strappalacrime ma non troppo, accompagnata da un unico accordo di chitarra e cantata senza paura dall'inizio alla fine». Con grande successo, perché con questo pezzo Bisio era approdato al Maurizio Costanzo Show.

Poi venne l'incontro con Sergio Conforti, tastierista (più noto come Confo Tanica) del gruppo demenziale Elio e le storie tese. E il comico milanese si convinse a incidere in modo «arrapante». E Senza fiato è diventato Rapput, tra l'altro il brano più applaudito di Aspettando, godo, lo show cabarettistico che Bisio sta portando in tournée per l'Italia (è passato anche per la Festa nazionale di Cuore a Montecchio).

Sarà lui, questo trentaquattrenne calvo, il nuovo re del rap all'italiana, il degno sostituto di Jovanotti? Lui dice di no. Gasatissimo, è gasatissimo, ma la sua carriera rimane quella di attore, il suo primo amore, o quasi. «Da piccolo volevo fare il ministro dell'Agricoltura, ma sul palcoscenico mi sono ricreduto» dice ora. E infatti, dopo spettacoli come Sogno di una notte d'estate o come Nemico di classe, è arrivato anche il cinema con Kamikaze, Turné e Mediterraneo di Gabriele Salvatores, I picari di Mario Monicelli, Scemo di guerra di Francesco Rosi. Senza contare la televisione, con la partecipazione, anche come autore, alla sitcorn Zanzibar su Italia 1.

Ma la vera passione di Claudio Bisio rimane il cabaret, un cabaret amaro, surreale, sempre più ricco di momenti musicali. « Mi piacerebbe seguire le orme di Gaber» sogna. E intanto, con l'aiuto del fido Conforti, sta già preparando un album con tutti gli sketch più riusciti della sua carriera: Guglielmina, una ballata sul mondo dell'onomastica, Manola, sfacciato peana dell'autoerotismo, oppure La droga fa male, ironica dissertazione sui pericoli di spinelli e allucinogeni. Il titolo dell'album, pronto a ottobre, sarà ovviamente in tema: Paté d'animo.