Un uomo solo in una stanza sola non è come dire un solo uomo in una sola stanza
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Jean Marais
«Claudio Bisio è un attore che definire calvo è riduttivo. Lo conobbi in una circostanza del tutto trascurabile e priva di interesse, per cui non ne farò menzione. Intendo tuttavia ottemperare all'obbligo assunto con l'editore di includere in quarta di copertina, postfazione o corollario che dir si voglia almeno un periodo che inizi con "Lo conobbi". Fatto. C'è invece un grazioso aneddoto che amo raccontare quando mi si chiede di parlare del Bisio uomo, ma ritengo di non essere stato sufficientemente pagato, né dall'editore per renderlo pubblico, né da Bisio per tacerlo, per cui ne farò menzione solo parzialmente. Ecco qua: Bisio, sua sorella, molestie sessuali, pelatone, odioso ricatto, gardenie, calce viva, generale Capuzzo, Marina di Pietrasanta. Fatto anche questo. Incuriositi? Comprate il mio libro, anziché questo qua, e vi racconto tutto per bene.
Bisio, dicevamo, già. Cosa lo spinge ad affrontare l'avventura letteraria? La sete di denaro innanzitutto, ma anche la volontà di consegnare al giudizio della storia tutta una serie di inquietanti interrogativi: quale fantasia criminale e malata si cela dietro ai fumetti di Walt Disney? A che titolo Nonna Papera cucina il tacchino? Nei rifugi di Diabolik trovano riparo gli Alpini? Perché affannarsi a raggiungere un luogo così così, quando senza sforzo possiamo non andare in un posto della madonna? Queste e altre domande (risposte niente) nella prima raccolta ufficiale dei soliloqui di Claudio Bisio. Un tenero "come eravamo", "come era Adamo", "comare va, mo'"; insomma quel genere di umorismo adamantino che ha fatto del nostro amicone l’ultimo baluardo della simpatia, e gli permette di affermare "Loretta Goggi è sulla breccia da parecchi anni", senza timore di essere smentito da chicchessia, tanto meno da Ivan Della Mea. E non fatemi aggiungere altro.»
Rocco Tanica