GLI ANIMALI

Una gallina, quattro cani, ma come promette il titolo, soprattutto asini, tanti asini.

"L'idea è nata due anni fa da un racconto di viaggio di Giorgio Terruzzi - racconta Claudio Bisio - In Inghilterra, nel Devon, ha trovato una vallata popolata da asini. Incuriosito, ha scoperto l'esistenza di un'associazione per la protezione e l'adozione a distanza dei quadrupedi. Ne ha adottato uno, di nome Donkey Dean, l'ha donato alle figlie Nina e Maria e ne ha sposato la causa".

L'asino è un animale dal passato nobile. Pare, infatti, che gli ebrei, prima del regno di re Davide, cavalcassero esclusivamente asini, confinando il cavallo a compiti servili, come trainare i carri o portare delle soma.

Inoltre, da Esopo a Callimaco, da Apuleio a Shakespeare, non si può dire che la letteratura abbia snobbato gli asini. Infine, anche la storia e la tradizione cristiana non hanno trascurato il quadrupede: da provvidenziale cavalcatura di Gesù Cristo che entrava in Gerusalemme e, prima ancora, dei suoi genitori che fuggivano da Erode, fino all'asino del presepe.

"Nonostante un passato blasonato, l'asino è diventato presso di noi una metafora della stupidità, dell'ignoranza, della pigrizia, della testardaggine - spiega Bisio - Meno esotici della foca monaca o dei panda, ormai sostituiti nel lavoro dai più efficienti mezzi meccanici, gli asini sono oggi in via di estinzione e ci sono numerosi gruppi che reclamano la protezione di questa specie animale".

Durante il lavoro di stesura della sceneggiatura, i tre autori sono entrati in contatto con il vivace pianeta asini: "Su Internet abbiamo trovato una grande quantità di informazioni, delle più strane - raccontano gli autori Terruzzi, TraversoeBisio - Abbiamo scoperto l'AIVAM, un'associazione senza scopo di lucro che si prefigge come obiettivo la valorizzazione dell'asino e del mulo. Poi un'infinità di libri, da "Asini, muli e canoe", un titolo che sembra inventato mentre invece non lo è, fino a "L'elogio degli asini" di Antonio Consolo, "Storia di un asino e due fanciulle" di P.J. Stahl, "Memorie di un asino" della Contessa di Segur e tanti altri".

Il cortocircuito tra l'asino inteso come sostantivo (l'animale) e l'asino inteso come aggettivo (l'uomo), è stato l'elemento che ha dato forma e vita al film. "E' infatti un inno all'asinitudine - racconta Claudio Bisio - E' un film popolato da personaggi strani come Bastiano (Ivano Marescotti) che ti obbliga a bere il caffè con la polenta, o Rita (Maria Amelia Monti), che sostiene di essere stata morsa dagli squali nell’acquario di Genova. Asini, insomma...".

Sul set, il lavoro con gli animali non è sempre stato semplice: "Gli asini non sono ammaestrabili, sono fatti a modo loro - racconta il regista Antonello Grimaldi - Non sempre è stato possibile realizzare le scene esattamente come erano scritte in sceneggiatura... Ci è voluta tanta pazienza, infinito senso dell'umorismo e tanta flessibilità, ma anche tanta fortuna!"