«Una vita da mediano/a recuperar palloni/ nato senza i piedi buoni/ lavorare sui polmoni/ una vita da mediano/... lavorando come Oriali/ anni di fatiche e botte/ e vinci casomai i mondiali» canta il Liga con la sua voce roca. E la metafora calcistica colpisce al cuore i tanti che sanno di non essere nati primi. Claudio Bisio ha voluto la canzone di Luciano Ligabue per aprire il film di cui è protagonista, Asini, sugli schermi in questi giorni. Storia di un quarantenne immaturo pazzo per il rugby, di bambini poco adatti alla scuola tradizionale e di asini veri, quelli che non vuole più nessuno e finiscono negli stracotti. Un elogio dei poco brillanti e uno sberleffo al mito del genio e sregolatezza nell'età del narcisismo.
Ligabue, il ragazzo che ha fatto tanti mestieri prima di diventare una rockstar, è in testa alle classifiche con il nuovo ellepì Miss Mondo e ha una tournée da tutto esaurito in corso. Bisio, vent'anni di teatro e cinema alle spalle, comico surreale di tanti successi televisivi, è arrivato oggi al primo film veramente suo. I due si considerano campioni di «medianità»; Panorama li ha incontrati per approfondire l'argomento.
«Una vita da mediano» è anche il titolo della biograna di Ligabue appena scritta da Riccardo Bertoncelli. Lei Bisio, si identifica con gli asini. Spiegatevi.
Ligabue. È un'immagine che vorrebbe esprimere diversi concetti. Il più semplice: il calcio è una passione e come tale non riesci a farci i conti razionalmente. Fa sì che ci sia sempre una piccola barriera fra te e chi tifa per un'altra squadra. Siamo nel 2000, cuturalmente crediamo di avere un attrezzatura sufficiente per avere un dialogo, eppure... Per esempio, Bisio e un bravo ragazzo, però è milanista.
Bisio. E tu sei interista...
Liga. Questo per dire che nel suo essere una sciocchezza questa piccola forma di pregiudizio esiste. Poi, il calcio può dire moltissimo delle persone che ci giocano. Se vedi un terzino nel momento in cui occupa una zona di campo, sai com'è caratterialmente. Vale per l'ala, per il rifinitore, per la punta tanto più vale per il mediano. Lo dico perché io ho sempre giocato come mediano.
Bisio. Un termine ormai desueto, che ha un sapore romantico.
Perché vi commuove tanto?
Liga. Il mediano è uno che normalmente è a disposizione della squadra. In una zona dove forse corre più degli altri perché deve coprire la difesa, cercare di recuperare palloni agli avversari e aiutare a impostare il gioco, e tutto un po' nell'ombra. Eppure, il mediano ha un ruolo cruciale. Viene in mente l'Oriali del campionato del mondo contro la Germania: massacrato di botte, si sacrificò fino al dolore fisico per tenere palla, guadagnare tempo.
Con questa canzone ho voluto dire che nonostante le cose belle che mi sono capitate, io credo di dovere continuare a svolgere quel ruolo lì, che e quello del faticatore.
Bisio. Anch'io ho sempre giocato da mediano, dicono che lì faccio meno danni.
E lei Ligabue è bravo in campo?
Non sono stato dotato da madre natura di piedi buoni, nonostante questo c'è stato un momento in cui ho giocato. Da semiprofessionista, vivevo di quello, giocavo in promozione.
Come vi siete conosciuti?
Bisio. Su un campo di calcio, credo. A Correggio. Giocavamo contro.
Ligabue. Lui gioca sempre con la Smemoranda, nostri avversari storici, abbiamo sempre perso contro di loro.
Dal calcio alla vita, l'elogio del mediano è un inno alla fatica, alla tenacia.
Liga. Io lavoro moltissimo per portare a galla le cose, l'ho sempre fatto. E' un fatto di natura, non è che me ne vanti. Mi piace far sapere alla gente che, nonostante i privilegi di cui io godo, quello è il sentimento che muove il mio bisogno di comunicare.
Bisio. Posso dire le stesse cose pensando alla mia vita professionale. Forse adesso che ho 42 anni sta succedendo qualcosa, ma non mi è stato mai regalato niente. Ci sono quelli che scoppiano in una stagione e si rivelano fuochi di paglia. Altri si tradiscono, si svendono, poi si pentono, rivalutano le cose di qualità. Io ho fatto la scuola del Piccolo Teatro a Milano e anche li c'erano quelli con la bella voce, che adesso fanno i doppiatori; quelli belli con gli occhi azzurri che facevano i protagonista. A 20 anni io facevo il vecchio perché ero già pelato: non Amleto, ma re Claudio suo zio. Franca Nuti, una bravissima attrice che è stata mia insegnante, una volta mi prese da parte e con emozione mi disse: «Claudio, sei bravo, mi piacciono le cose che fai però così come sei potrai solo fare il caratterista. Posso consigliarti? Fatti fare delle parrucche». La ricordo con affetto però il toupé l'ho rifiutato. In questi vent'anni non sono stato fermo passettino dopo passettino. Ecco perché quando ho sentito la canzone del Liga, sono impazzito. Anche se parla di calcio e il mio film parla di rugby, mi è sembrata perfetta. Noi la metafora del mediano l'abbiamo portata all'ennesima potenza perché abbiamo scelto il rugby, che, almeno in Italia, e il mediano degli sport.
Uno nasce doveroso o succede perché lo menano da piccolo?
Bisio. Non è così per tutti. E' un fatto di cultura e provenienza. Liga è di Correggio, io sono di Novi Ligure, quindi di provincia. I genitori, almeno i miei, hanno faticato, non hanno studiato tanto. Non siamo figli d arte.
Liga. A costo di essere frainteso dirò che per me è forse più importante la quantità della qualità. Nel senso che lo so qual è la mole di lavoro che mi soddisfa personalmente, mi lascia in pace. Forse è una turba psicologica, me ne rendo conto: ma se non fatico abbastanza, sento di non meritarmi quella cosa.
Bisio. Forse c'è un che di cattolico in tutto questo.
Liga. Cattocomunista senz'altro.
Bisio. Tra l'oratorio e i centri sociali.
Liga.Un po' d'invidia per quelli che hanno la capacità di apparire, essere superfighi, fare la cosa più giusta e godersela ce l'ho. E' il disegno perfetto. Ma io non ho quella natura Un mediano sa di essere tale in partenza.
Bisio. Ce l'ha nelle vene. Uno dei miei numeri più richiesti si intitola La sindrome di Quo.Quo è quello che sta tra Qui e Qua, non può né incominciare né finire la frase, è il portatore d'acqua, a volte gli tocca una preposizione, una virgola. Io mi sentivo un Quo. Vedevo l'aggressività, gli incendi, e stavo lì a fare brace. In questo senso sono ottimista e il messaggio che mi sento di lanciare a tutti gli altri mediani è questo: non demordete.
Il mediano è una figura romantica, l'asino un po' meno.
Bisio. Pensate al mulo, cocciuto, grande portatore di pesi, generoso da sempre, da quando riscaldava Gesù, quello era un asino però.
Liga. Bestia da soma. Ho fatto in tempo a fare un anno da artigliere di montagna con i muli,...
Bisio. Questa ci mancava! Hai avuto rapporti con i muli da militare?
Liga. Non ho detto questo. E' stato l'anno più brutto della mia vita.
Una rockstar e un comico famoso: mediani mica tanto...
Bisio e Liga. Ma il mediano vuole vincere! Non vuole certo finire negli spogliatoi con la partita persa.
Asini è la storia di Italo, un quarantenne milanese molto immaturo, senza lavoro fisso, che tiranneggia in casa madre e zia. La sua vita e il rugby. Finché un giorno l'allenatore lo lascia in panchina per raggiunta anzianità. Italo finisce a insegnare educazione fisica in un convento in Romagna, dove i monaci proteggono asini veri ed educano asinelli a due gambe con originali metodi pedagogici. Ma anche per i più scarsi arriva il momento della riscossa. E Italo il ciuco forse diventerà finalmente grande. La regia è di Antonello Grimaldi, che aveva assistito Luciano Ligabue dietro la macchina da presa in Radiofreccia, il fortunato film tratto dai racconti Fuori e dentro il borgo. Bisio è protagonista e cosceneggiatore con Giorgio Terruzzi e Roberto Traverso. Tra gli attori, Giovanna Mezzogiorno, Ivano Marescotti in un insolito ruolo comico e Maria Amelia Monti. Bisio non nasconde di aver voluto fare un film «buono», ricordandosi di Miracolo a Milano di Vittorio De Sica.