Testata
Tv Sorrisi e Canzoni
Firma
Alain Elkann
Immagini
Immagine dell'articolo su TV Sorrisi e Canzoni (1)
Immagine dell'articolo su TV Sorrisi e Canzoni (2)
Immagine dell'articolo su TV Sorrisi e Canzoni (3)
Immagine dell'articolo su TV Sorrisi e Canzoni (4)
Immagine dell'articolo su TV Sorrisi e Canzoni (5)

Un taxi attraversa velocemente le strade di Milano. Un «vu cumprà» con una sciarpa da beduino avvolta intorno al collo vende sigarette davanti a una rosticceria. I passanti camminano frettolosi. Una signora di mezza età protesta con un funzionario di banca perché il Bancomat le ha sottratto la carta di credito. La cliente esige spiegazioni, Mario Tozzi, il funzionano, cerca delle giustificazioni. Non trovandone di accettabili, chiede aiuto a un collega. Ma prima di saperne di più, Mario si scontra con un altro funzionario, che con insistenza gli propone l'acquisto dell'orologio del momento: uno Swatch crono a metà prezzo. A Mario l'affare non interessa, lui ha il suo Rolex. Un prodotto che ha un mercato internazionale. Il collega insiste. Mario ribatte che lui usa solo prodotti di marca, come il suo completo grigio, la sua cravatta, la camicia bianca. Alla fine Mario cede e ordina tre Swatch.

Il funzionario si trova, preso di spalle, davanti a un orinatoio. Gli si avvicina un uomo con un Borsalmo in testa. Questi gli sussurra poche parole e senza indugiare oltre gli spara con una pistola di grosso calibro. Mario si trova in una camera d’ospedale, steso in un letto e circondato da fleboclisi. E’ ferito ma vivo. Al suo risveglio, al capezzale, vede un giovane poliziotto, tale Di Gennaro. E’ in borghese, indossa un loden, è dotato di telefonino. Il funzionario di banca intuisce subito che il poliziotto è un personaggio un po' viscido, del quale non ci si può fidare. Di Gennaro è accompagnato dal commissario Viola. Nel dormiveglia, Mario Tozzi riconosce nel commissario lo stesso uomo che gli ha sparato. Allarmato e preoccupato, fìnge però di non capire e di non ricordare nulla.

Di Gennaro torna il giorno dopo e gli chiede se ha riconosciuto in Viola l'uomo che lo ha ferito. A questa richiesta insistente Mario Tozzi risponde ancora una volta con il silenzio. I suoi pensieri intanto ritornano ad alcuni giorni prima, quando, entrato in questura per rinnovare il passaporto, involontariamente socchiuse una porta. In quel preciso momento, il commissario Viola stava sparando a un suo collega, con una grossa pistola.

Nella stanza d'ospedale in cui è ricoverato Mario, inizia un balletto di poliziotti: c'è chi vuole saperne di più e chi vuol mettere tutto a tacere. Una volta guarito. Tozzi fa ritorno a casa, nel suo appartamento che, durante la sua assenza, è stato completamente messo sottosopra. Non fa in tempo a rilassarsi che già si presenta Di Gennaro. Questi si scusa per la perquisizione, propone di aiutare a mettere in ordine, ma vuole che Mario gli confessi che è stato Viola a sparargli. In quel mentre sopraggiunge il commissario che, senza esitare, uccide con la solita pistola il povero Di Gennaro. Tozzi è esterrefatto. Non solo ha assistito a un secondo omicidio, ma ascoltando la sua segreteria telefonica ha anche appreso che la sua donna lo ha lasciato e che la banca per la quale lavora, per motivi di sicurezza, lo ha trasferito in una filiale periferica. Mentre Mario è sull'orlo della disperazione, Viola, imperterrito, avvolge il cadavere di Di Gennaro in un tappeto. Con la più assoluta indifferenza nei confronti del caos che lo circonda, il commissario prepara due piatti di spaghetti al pomodoro. Terminato il pasto frugale, i due, con la Volkswagen Golf di Tozzi, portano il cadavere di Di Gennaro in un sinistro deposito di automobili usate: Viola sa che, abbandonandolo lì, vi saranno sufficienti ragioni per incolpare altri di quel delitto. Ma mentre il commissario scende dalla vettura e trasporta il cadavere, Tozzi, che nel frattempo si sta finalmente rendendo conto di quanto gli succede intorno, mette in moto e lascia Viola al suo destino. Il giorno seguente, Mario, in abito beige da turista, camicia hawaiana, scarpe da tennis, sorseggia una Coca-

Cola sulla spiaggia di Puerto Escondido.

Poco dopo, nella banca del villaggio messicano, a Tozzi viene sequestrata la carta di credito. L'uomo capisce che il suo conto è bloccato. Totalmente squattrinato, cerca di impegnare il Rolex al monte di pietà; ma malgrado il suo tono da sbruffone, ne ricava solo pochi pesos. Tornato in albergo nasconde accuratamente il malloppo dietro il cassetto del suo comodino. Durante la notte, trascorsa in un locale del villaggio, il denaro gli viene rubato. Presto scopre che il ladro è un italiano che porta in testa una bandana rossa alla pirata e che vive in una capanna in riva al mare. II ladro si chiama Alex e in breve, aiutato da una bottiglia di ottima tequila, fa pace e amicizia con Mario.

Alex vive a Puerto Escondido perché è fuggito dalla Svizzera dove lavorava come disegnatore di Swatch. Voleva rubare il denaro a Mario perché gli interessava acquistare un gallo da combattimento, il ferocissimo Tyson. Con il ricavato delle scommesse era convinto di poter fare i soldi.

Conquistato da questa idea, Tozzi acquista il gallo. Ma il tremendo volatile, ferito e sanguinante, perde il combattimento. Accudito e curato da Alex e Mario, Tyson diventa da quel momento l'accompagnatore fedele e un po' surreale delle loro successive avventure.

Calata la sera alla capanna sulla spiaggia sopraggiunge un camioncino sgangherato che trasporta un vecchio juke box. Al volante c'è Anita, fidanzata di Alex, una ragazza ribelle, che non dorme mai di notte e indossa un cappello da baseball, jeans e scarponi neri. Il mattino seguente partono tutti e tre su una corriera che assomiglia a quella su cui viaggiava John Malkovich nel film «II tè nel deserto» di Bertolucci. Il mezzo si inerpica tra montagne e deserti. Mario non sa che lo scopo di quel viaggio è di andare a comperare dell'ottima marijuana a buon mercato da rivendere a un prezzo maggiore. In corriera i tre incontrano un altro italiano, un tipo un po' losco. Anche lui si chiama Mario. Verrà arrestato a un posto di blocco mentre i nostri eroi, con la loro valigia nera piena di marijuana, tremano di paura. Scampato il pericolo, Anita, Mario e Alex non riescono comunque a rivendere «l'erba». Il trafficante cui dovevano consegnarla infatti è stato ucciso pochi giorni prima in un'imboscata. Come se non bastasse si fanno rapinare da un gruppo di bambini armati che ronzano per il villaggio.

I tre amici si ritrovano così senza soldi e senza «roba», in un locale gestito da un italiano, dove Mario crede di avere un'allucinazione: nel cuoco infatti riconosce il commissario Viola. Come avrà fatto a raggiungerlo lì? Quali saranno le sue intenzioni? Vorrà ucciderlo? Nulla di tutto questo. Viola voleva sì ritrovarlo, ma per essergli amico. Lì in Messico ha incontrato una donna di cui si è innamorato, che gli ha cambiato la vita e gli ha fatto dimenticare per sempre chi era stato lui prima.

Alex annuncia che non ci sono più soldi. Anita suggerisce allora di mettere a segno un colpo sicuro: assalire un uomo che sfrutta i campesinos, i contadini. Lei sa che questa persona si trova tutte le settimane alla stessa ora, nello stesso posto, con una valigia piena di dollari. Sono soldi estorti ai poveri. Anita sostiene che l'uomo non è mai armato. Con una macchina rubata e il fedele gallo Tyson sempre appresso, partono per mettere a segno il colpo. In modo goffo riescono a portar via la valigetta piena di denaro, ma l'uomo è armato e sparando buca il loro serbatoio. I tre, vedendosi braccati, si separano e scappano.

Mario rimane solo in un deserto accanto a rovine azteche. In un anfratto trova un fungo pejote, lo morde e comincia ad avere allucinazioni. Come per miracolo Mario viene catapultato sulla spiaggia dove c'è la capanna di Alex e vi trova solo Anita. Alex, che era andato a cercarlo, è stato catturato e arrestato.

Con l'aiuto del commissario Viola, decidono di andare a liberare il compagno. Ce la fanno, ma, mentre scappano, Tyson vola fuori dall'automobile rischiando di venire impallinato dai colpi sparati dalle guardie carcerarie. Mario, in uno slancio d'affetto nei confronti del gallo, esce a sua volta nel disperato tentativo di riacciuffarlo. Le guardie però fanno fuoco su Mario che, colpito, stramazza al suolo.

Quando l'ex funzionario di banca riprende conoscenza, si ritrova in una camera d'ospedale con la tappezzeria rosa e le lenzuola a fiorellini. Al suo capezzale, seduti in fila, ci sono i tre amici. Pur ammanettati, cercano di non perdere il sorriso.

Quando escono dalla stanza, Mario chiede al poliziotto che lo piantona di aprirglile tende. La vista spazia su una strada, dove i messicani del villaggio passano con i loro carrettini trainati dai buoi. Dei musicisti suonano sulla piazza. Poi appare una scritta: «Con i poveri della Terra voglio dividere il mio destino perché mi piace di più il Rio della Sierra che il grande mare».

torna a inizio pagina