Panoramica – I film di Venezia a Milano

Gabriele Salvatores “Sogno di una notte d’estate”

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Immagine della presentazione per la Panoramica alla Biennale

Una calda notte d'estate Teseo e Ippolita, due ricchi signori, raggiungono la residenza di campagna per celebrare il loro matrimonio. Anche quattro ragazzi, Ermia, Elena, Deme­trio e Lisandro hanno la stessa meta. Ermia è amata contemporaneamente da Lisandro e da Demetrio: suo padre vuole che sposi quest'ultimo, ma naturalmente lei ama l'altro. La quarta ragazza, Elena, ama perdutamente De­metrio, ma questi non vede altro che Ermia. Quella stessa sera, un gruppo di artigiani e impiegati del luogo ha deciso di mettere in scena una commedia da rappresentare davanti a Teseo e Ippolito in occasione del loro math­rnonio. Vanno a fare le prove in un castello abbandonato dove si rifugiano anche i quattro ragazzi. Al sorgere della luna il castello si popola di spiriti e di elfi. Oberon, signore delle tenebre, comincia a tessere intrighi d'a­more per riconquistare Titania regina della notte. Per questo usa il succo del "fiore dell'a­more futile" ma non tutto va come dovrebbe. Ne sono contagiati spiriti e mortali, Elena e Demetrio, Ermia e Lisandro, Titania e Bot­tom, il più stupido della compagnia di dilet­tanti. La notte trascorre tra scambi di persona, innamoramenti impensati, trasformazioni magiche, fughe, rincorse e duelli.

Al sorgere del sole gli spiriti si ritirano e tutto ritorna alla normalità: i mortali vogliono credere di aver sognato e desiderano dimenticare. Erma accetta di sposare Demetrio e anche Lisandro sposerà presto Elena. Gli artigiani cominciano a recitare la commedia davanti ai signori e vengono insultati e derisi. La festa è finita ma nel salone deserto della villa ricompaiono gli spiriti: forse non tutto è stato un sogno…

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La Repubblica – 6 settembre 1983
Alberto Farassino

Sogno di una notte d’estate di Gabriele Salvatores è invece tratto liberamente. Da Shakespeare, ma ancor più da uno spettacolo teatrale dello stesso regista per il teatro dell’Elfo di Milano, anch’esso di grande successo. E qui ciò che si libera nel passaggio sono appunto il cinema e i suoi nuovi riti giovanili. Se il film di lavia si limita a coltivare il tradizionale spettatore teatrale quello di Salvatores cerca un altro spazio, un altro pubblico. Non è solo un Sogno trasformato in musical ma è un vero Rocky Shakespeare Picture Show che cerca quella fusione di musica, immagine, danza, visionarietà e vistosità tipica dei midnight movies. E, per il pubblico della mezzanotte, la notte di mezza estate shakesperiana è un grande repertorio di fantasie, eccessi, mostruosità, buffonerie, rincorse e divagazioni su cui c’è davvero da andare a nozze.

Il genere non è più il teatro filmato ma il capriccio in cui ogni accostamento di stili e di epoche è possibile. Una vecchia fabbrica di mattoni diventa un castello, i comici arrivano in Topolino, Teseo e Ippolita ballano l’habanera, Oberon si aggira nelle docce di Hitchcock. Inserti rubati agli archivi e alla cronaca, vulcani, missili. Saloni, grotte, sotterranei, foreste azzurrine e interni bianchissimi da sala pose. Fuochi dappertutto e acqua che gocciola dai muschi o scroscia a cascate. Attori che vengono dal teatro (Oreste Lionello) dal cinema (Flavio Bucci) dal fotoromanzo (Erica Blanc) dal rock (Gianna Nannini).

Salvatores, dal canto suo, si butta, gioca e rischia senza rete (a parte la rete Due, che ha reso possibile l’operazione), si affida principalmente al gusto e si salva dalla continua possibilità di cadute grazie anche al professionismo e alla prestazione efficiente e generosa di tutta la compagnia: fotografia (Dante Spinotti) e musiche (Mauro Pagani), scenografia (Gianmaurizio Fercioni) e montaggio (Gabriella Cristiani). Ma commettendo forse un errore di impostazione complessiva che rischia di compromettere il funzionamento del film come spettacolo teso e partecipato e che gli dà un andamento in calando, fatto di un esaurimento progressivo invece che di una crescita continua.

Poiché il regista gioca troppo presto le sue carte, accumula gli stimoli e le sorprese solo nella metà iniziale del film.

E quando deve calare Shakespeare, poiché bisogna pur portare a termine la storia, far sposare i ragazzi, far recitare i comici, far rientrare le creature della notte, ci si accorge che la briuscola era un’altra e la bella carta shakesperiana risulta alla lunga, proprio lei, la più debole se non proprio quella perdente

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