Di questo film tutto milanese e tutto giovanile, esordio nel lungometraggio a soggetto del ventisettenne Gianluca Fumagalli, dicemmo l’estate scorsa dal Festival di locarno, dove venne presentato con scarsa fortuna. Eppure, Come dire… non manca di qualità nell’intrecciare ritrattini e comportamenti di un campionario di giovani irrequieti e indaffarati, come volessero mettersi in sintonia col ritmo affannoso della metropoli industriale, ma senza riuscire a celare uno stato d’incertezza, di frammentarietà, di provvisorietà.
E’ una frangia giovanile non generalizzabile, limitata ad un ambiente (quello delle radio e televisioni private) che evidentemente Fumagalli e il suo cosceneggiatore Fabio Carlini conoscono bene, per cui si sono divertiti ad imbastire su di esso un esile spunto col lievito dell’ironia. Il quale riguarda una cantautrice, Adriana, che, dovendo inventare un soggetto per il suo primo disco, immagina quella che poi costituisce la trama stessa del film: una trama proprio a tale scopo banale, che tratta di un Nanni e di una Carlina, lui impegnato in un’inchiesta per una radioemittente e lei appena tornata dagli Stati Uniti per ritrovare un vecchio amico.
I due sconosciuti si incontrano casualmente nel metrò per poi ricercarsi fra un appuntamento mancato e l’altro. Ciò che diviene pretesto per escursioni nei luoghi canonici dell’ultima industria culturale come nei bar tra video-giochi e altri marchingegni di alienazione, e magari in una barca sulla cerchia dei navgli (occasioni, insomma, anche per squarci di una Milano marginale).
Fumagalli è superficiale e talora divagante come i suoi personaggi; ma sa conferire al raccontino un taglio nervoso, muovendo con sapienza la cinepresa a mano, azzeccando certi dettagli, distribuendo con proprietà le belle musiche di Gaetano Liguori, traendo il possibile dai giovani interpreti improvvisati tra i quali spicca per disinvoltura e simpatia, Mariella Valentini nella parte dell’elettrizzata cantautrice Adriana.